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Ho 31 anni, sono un'attrice e mi sono diplomata all'Accademia d'Arte drammatica Silvio D’Amico. In seguito ho frequentato dei corsi di alta formazione che mi hanno portato a incontrare la Societas Raffaello Sanzio. Subito dopo ho ripreso la mia attività formativa e anche lavorativa, specializzandomi sia sul fronte della prosa, come attrice, che su quello della danza, come performer. Attualmente sono in tournée con una piccola produzione.
"LAVORARE COME ATTRICE È MOLTO DIFFICILE”
Vivo a Roma da dodici anni, e in questa città, come nel resto del paese d’altronde, se vuoi fare l’attrice le difficoltà sono tante. Non è per niente semplice riuscire a fare in teatro quello per cui si è studiato una vita. All’Opera di Roma mi sono avvicinata anche perché mi sembrava una buona occasione per fare quello che è anche il mio lavoro, usando il corpo, che ha un suo linguaggio specifico, anche senza la parola.
"I MIMI SONO ATTORI, DANZATORI O ACROBATI QUALIFICATI”
I mimi e le mime di base devono avere una formazione e una preparazione professionale: possono essere attori, danzatori. A volte si cercano nello specifico degli acrobati, o dei performer. E ogni attività svolta in scena dovrebbe essere retribuita secondo alcuni parametri. Ma poi nella pratica non è così, come poi ho scoperto dopo, e a mie spese. Comunque, usciti dal periodo nero del Covid, riprendo in mano la mia vita professionale, scopro il mondo dei mimi/mime nella lirica e decido di capire meglio di cosa si tratta. Nel luglio del 2023 arrivo a fare un provino all’Opera di Roma, per una produzione alle Terme di Caracalla, La Traviata.
“20 EURO A REPLICA. STRAORDINARI E PROVE GRATIS”
Le condizioni contrattuali che mi propongono sono queste: per un mese di lavoro, tra prove, repliche e straordinari, circa 500 euro netti. Avevamo un contratto di prestazione occasionale, per cui sulla carta non potevamo lavorare più di tre ore al giorno. Di fatto ovviamente non era così, quando avevamo repliche, poiché solo l'opera in questione dure tre ore circa, ma per quel lavoro straordinario non eravamo pagati. A noi mimi/mime attori/attrici è andata anche bene, so che le mime-danzatrici e i mimi-danzatori hanno preso anche meno di noi.
"LA PAGA NON LA SAI PRIMA, LA SCOPRI AL PROVINO”
Quella è stata la mia unica esperienza con il Teatro dell’Opera di Roma, perché l’anno dopo, cioè la scorsa estate, le cose sono andate un po’ diversamente. Sapevo che cercavano performer attrici e attori come mime e mimi e sono andata a fare il provino. Di solito viene pubblicato un bando di concorso in cui però la paga non è specificata. Quella la scopri lì, al momento dell’audizione. Io sono fortunata perché vivo a Roma, ma penso a tutte le colleghe e i colleghi che prendono aerei, treni, per poi scoprire che prenderanno 500 euro netti al mese per due mesi di lavoro.
“PER LA TRAVIATA UN COMPENSO DI 300 EURO E UN MESE DI LAVORO”
Io ho superato il provino, e avrei avuto la possibilità di lavorare con professionisti incredibili, in primis la regista Deborah Warner e il coreografo Kim Brandstrup. Solo appena arrivata in teatro ho scoperto che il compenso sarebbe stato di 300 euro lordi a replica e basta. Niente retribuzione delle prove, che sarebbero iniziate il 23 agosto, per chiudere con l’ultima replica del 19 ottobre. Quasi due mesi di lavoro, più l’anteprima giovani con pubblico pagante, ma non pagata per noi, quindi a prestazione gratuita.
"HO RIFIUTATO, PER RISPETTO DI ME STESSA E DELLA MIA PROFESSIONE”
Visto lo scenario, chiedo immediatamente di poter vedere il contratto ed è così che si consuma uno scambio di mail con il Teatro dell’Opera che mi lascia veramente interdetta. Scrivo loro che non mi sembrava corretto essere pagata, al netto di tutte le trattenute, 20 euro al giorno. Non posso proprio, per rispetto di me stessa, della mia formazione, di quello che faccio, di tutto il mondo dei lavoratori dello spettacolo.
LA RISPOSTA DELL’OPERA: O COSÌ, O NIENTE
Degli anni e anni di fatica che ho alle spalle come tutti i miei colleghi. Mi rispondono che non possono fare di meglio, che questa è la loro unica e ultima proposta. E così, a malincuore – perché avrei davvero lavorato a un progetto incredibile – rispondo che se non ci saremmo venuti incontro ero costretta a rifiutare. Loro sono inamovibili, così rifiuto. Da allora non ho più avuto alcuna risposta, non li ho mai più sentiti. So da colleghi che invece sono rimasti nel progetto, che è stato molto faticoso: tante, tante ore di lavoro al giorno, per 20 euro netti.
"SIAMO RICATTABILI E C’È SEMPRE CHI DICE SÌ”
Mi sembra tutto molto triste, perché queste sarebbero grandi opportunità di crescita, in cui ci si confronta con artisti che arrivano da tutto il mondo. Ma a queste condizioni non si può, è un ricatto. Spesso noi attrici/attori siamo costretti ad accettare condizioni di lavoro davvero misere; alla fine, il motivo per cui lo spettacolo riescono comunque a farlo, nella maggior parte delle situazioni, è proprio perché c’è sempre qualcuno che piega la testa e dice sì, va bene.
"HO CAPITO CHE NON CONTIAMO NIENTE”
Lo spettacolo io non l’ho più fatto, ma poi è successa una cosa strana. Qualche tempo dopo la mia ultima mail, alla quale non avevo ricevuto risposta, me ne arrivò una che sembrava non tenere assolutamente conto del mio precedente rifiuto. In questa mail mi si rimandava il contratto, comunicandomi inoltre che per la nostra presenza alle prove luci ci avrebbero corrisposto un forfettario di 100 euro. Forse non si erano parlati, non era passata l’informazione tra chi seguiva cose diverse. Ma mi ha fatto molto riflettere, perché mi ha fatto capire quanto poco avesse contato quello che avevo scritto io.
"MI SONO FATTA IL FEGATO AMARO”
Il mio rifiuto era passato sotto silenzio, e ora mi scrivevano di essere presente alle prove luci. Teoricamente nessuno mi aveva risposto, io avrei potuto tranquillamente non essere lì il giorno della prima. Comunque, non li ho più sentiti, se non in queste forme un po’ bislacche e poco professionali. Che fanno il fegato amaro.