“Il polmone della cultura”. Lino Guanciale definisce così il settore dei lavoratori dello spettacolo per il quale la crisi da Covid, più che catastrofe, si è rivelata un “amplificatore di una complessa mole di fragilità” che ha le basi in un’imprescindibile precarietà del lavoro. A Roma, nella sede della Cgil nazionale, l’attore, attivo nel sindacato, è intervenuto alla presentazione di un documento della Slc Cgil per un progetto di legge in tema di tutele per i professionisti dello spettacolo e alla contestuale consegna del testo a un gruppo di parlamentari del Partito democratico.
Il sindacato ha immaginato per loro un sistema che non riguardi solamente la fase emergenziale, ma che garantisca stabilmente la continuità del loro reddito, uno strumento per l’emersione del lavoro nero e alcune misure fiscali specifiche. Come spiega lo stesso Guanciale, lo spettacolo porta economicamente ossigeno a tutto il settore della cultura anche grazie “all’80 per cento di lavoratori che non sono conosciuti ai più e che si anima di musicisti, attori, tecnici di varia natura che non sono quelli che vediamo in televisione e al cinema, ma che costituisce una base enorme e complessa della categoria”, lavoratori spesso senza diritti, fuori dallo sguardo, che sorreggono l’impalcatura di questo mondo.