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Dopo oltre nove mesi nelle carceri calabresi con l’assurda accusa di scafismo, Maysoon Majidi è di nuovo una donna libera, in seguito alla sentenza del tribunale del riesame di Catanzaro. Una festa per tutti coloro che in questi mesi si erano battuti contro l’ingiusta detenzione della giovane, tra cui lo street artist calabrese Bruno Salvatore Latella, LBS, che le ha dedicato un intenso e struggente murales, nel centro di Reggio Calabria.
LA COLPA DELL’INNOCENTE
Il titolo è La colpa dell’innocente ed è dedicato a tutte le Maysoon, donne e uomini disperati, trasformati in criminali da leggi come la Bossi-Fini e il decreto Cutro. L’opera è un appello alla solidarietà collettiva e alla mobilitazione.
“Ho fatto parte del comitato di liberazione per Maysoon e nelle ultime settimane ho preparato questa azione di street art – racconta LBS - oggi l'immagine visiva può essere un grandissimo strumento di diffusione per vicende che altrimenti cadrebbero nel vuoto. Qui in Calabria arrivano quotidianamente decine di migranti, e neppure si sa che esistono dei centri di detenzione, come quello di Roccella Ionica”.
Latella è un artista giovanissimo, appena 25 anni, ma con le idee molto chiare sulla funzione di denuncia sociale che l’arte deve avere: “Con quest’opera voglio dare voce a chi non ha voce, a chi è stritolato da un sistema che non riconosce il valore della vita umana e dei diritti fondamentali. Non possiamo restare indifferenti."
I MIGRANTI E LA CALABRIA
L’opera raffigura una donna, simbolo di Majidi, con un braccio alzato avvolto nel filo spinato, rappresentazione della sua lotta per la libertà e della sofferenza inflitta da un sistema che criminalizza chi si batte per i diritti umani. Sullo sfondo, un mare rosso sangue, con figure che lottano per non affogare, richiama il dramma dei migranti che attraversano il Mediterraneo. Le montagne nere alludono alla costa calabrese, simbolo di un territorio che da secoli è frontiera tra salvezza e tragedia per migliaia di persone in fuga da guerre e oppressione.
“Maysoon, e come lei tantissimi altri, ha dovuto affrontare un viaggio incredibile per arrivare in Italia e chiedere rifugio politico da un paese in cui l’oppressione è all’ordine del giorno – commenta LSB – oppressione che oggi cominciamo a sperimentare, sebbene con altre forme e modalità, anche nel nostro paese attraverso i metodi che questo governo mette in atto, scagliandosi soprattutto contro gli attivisti”.
MAYSOON E MARJAN
Alla luce delle sue stesse parole, l'opera di Latella si propone ancora di più come un potente messaggio visivo contro l'ingiustizia e la criminalizzazione dei difensori dei diritti umani. Il caso della ventottenne curdo -iraniana non è, infatti, l’unico. Si pensi a un’altra sua coetanea, nonché conterranea, Marjan Jamali. La donna iraniana, attualmente ospitata insieme al figlio di otto anni dalla cooperativa Jungi Mundu a Camini (Reggio Calabria) – come deciso dal Tribunale del riesame di Reggio Calabria – è in attesa del processo. A due giorni dallo sbarco nel porto di Roccella Ionica, Marjan viene arrestata con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, a seguito delle dichiarazioni rese da tre uomini iracheni che si trovavano con lei sulla barca.
DIRITTI E STREET ART
Si definisce un artista phygital LBS, che ha lungamente progettato l’opera prima di disegnarla sul muro del centro cittadino nella notte del 16 ottobre, alla vigilia della sentenza del Tribunale di Catanzaro che avrebbe deciso le sorti di Majidi. Il termine descrive quell’attenzione di gran parte della street artist verso un approccio misto, che combina la tecnica digitale con la sua applicazione nel mondo fisico.
UNA PEDAGOGIA DEGLI OPPRESSI
Ma nelle opere di Latella c’è molto di più: un riferimento teorico ben saldo alla Pedagogia degli Oppressi di Paulo Freire, alle pratiche del teatro dell’oppresso di Augusto Boàl. E, più in generale, a un’etica dell’arte che ne fa strumento di educazione e presa di coscienza verso condizioni di oppressioni che le minoranze – e non solo quelle – si trovano a vivere quotidianamente.
ARTE E PROTESTA
“Abbiamo organizzato dei sit-in per chiedere la scarcerazione di Maysoon – racconta LBS – e che mi è rimasta impressa un’immagine sconcertante: eravamo una ventina di attivisti, contro settanta ufficiali delle forze dell’ordine”. Maysoon Majidi oggi è di nuovo una donna libera. Ma l’opera di Latella resta, a futura memoria, a ricordarci di tutti coloro che sono ancora prigionieri perché colpevoli di un’idea, o di aver desiderato una vita migliore.