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Nel Canto XXII del Paradiso Dante Alighieri, accompagnato da Beatrice, guarda il nostro mondo dall’alto, ruotando insieme alla costellazione dei Gemelli; da qui il verso che dà il titolo a questo libro, L’aiuola che ci fa tanto feroci (Altreconomia, pp. 223, euro 16), dove aiuola è sineddoche di quel pianeta Terra, già ai tempi del Poeta visto come luogo di violenze inaudite da parte dell’essere umano.
Lo spunto dantesco serve al curatore Giulio Marcon, portavoce della campagna “Sbilanciamoci!” e autore di altri volumi sul tema, per raccogliere oltre cinquanta testimonianze di carattere biografico in un’antologia caratterizzata, come lo stesso Marcon specifica nelle conclusioni della sua preziosa introduzione, da figure schieratesi nel tempo contro la guerra con teorie e azioni contraddistinte da un convinto pacifismo, costruito attraverso pratiche di obiezione di coscienza e disobbedienza civile che ancora oggi possono insegnarci molto:
Di fronte a norme e istituzioni ingiuste la scelta dell’obiezione di coscienza e della disobbedienza civile rimane insopprimibile per chi - spinto da motivazioni etiche, religiose, politiche - non vuole arrendersi all’ordine delle cose esistenti, a una realtà disumana e ingiusta che non può essere accettata e che va capovolta. Da una scelta individuale può nascere un movimento collettivo capace di cambiare le cose:manifestazioni, mobilitazioni, marce, educazione alla pace, eccetera. Ecco perché i testi di questa antologia sono ancora una valida guida per contrastare la guerra.
Il lavoro di Marcon permette così di guardare da un punto di osservazione sempre meno consueto il corso di un fiume troppo spesso carsico nella storia dell’umanità, partendo dalle tragedie di Sofocle per arrivare al testo del volantino diffuso da pacifisti e obiettori di coscienza russi a San Pietroburgo dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Nel mezzo tante voci, maschili e femminili, attraverso scritture che alternano prosa e poesia, filosofie e diritti, la religione e la fede, una fede che può mutare per luoghi e circostanze, ma che non rinuncia alla battaglia pacifista contro la guerra in sé, rigettandola come possibile soluzione ai mali che ci affliggono.
Così tra le pagine possiamo ritrovare la Lisistrata di Aristofane e La rivoluzione disarmista di Carlo Cassola, un suo scritto del 1983; i pensieri lunghi di Simone Weil e l’obiezione di coscienza secondo Don Milani; l’eroismo sorridente e indomito di Gandhi e Martiin Luther King e le teorie non violente di Andrea Caffi e Aldo Capitini; alcuni brani tratti dall’opera La forza del destino di Giuseppe Verdi e il “gran rifiuto” di Cassius Clay, divenuto Muhammad Alì, di andare a sparare ai Vietcong, anche perché “loro non mi hanno mai chiamato sporco negro”.
L’incedere delle varie biografie, e le scritture che le accompagnano, riescono allora a far riemergere finalmente quel fiume carsico, che malgrado tutto continua scorrere. Malgrado tutto quello che siamo ancora costretti a guardare, ad ascoltare, attoniti, giorno dopo giorno, in troppe zone del mondo, dove la guerra la fa da padrone per il volere dei soliti padroni, quegli “egregi presidenti” a cui sono dedicati i versi conclusivi della filastrocca di Boris Vian I disertori, canzone poi tradotta e interpretata in italiano da Ivano Fossati, che forse rende nel modo giusto il senso comune di questo libro:
“Per cui se servirà
del sangue a ogni costo
andate a dare il vostro
se vi divertirà
e dica pure ai suoi
se vengono a cercarmi
che possono spararmi
io armi non ne ho”
I venti di guerra che continuano a soffiare sul pianeta Terra non devono farci dimenticare che la nostra inumana ferocia può ancora essere sopita.