Il servizio pubblico così non va. Il giudizio è netto e arriva forte e chiaro dalle lavoratrici e dai lavoratori Rai che oggi (23 settembre) si sono fermati per l’intero turno. L’adesione è andata oltre il 60%, per quel che riguarda lo sciopero proclamato unitariamente da Slc Cgil con le altre sigle sindacali.
Lavoratori e cittadini si sono ritrovati questa mattina sotto il Cavallo di Viale Mazzini, per urlare la loro frustrazione e lo sconforto nei confronti di un’azienda definita “immobile”. Mancanza di opportunità di crescita, stipendi inadeguati al costo della vita e alle mansioni svolte, differenza di trattamento salariale e contrattuale per professionisti che fanno esattamente lo stesso lavoro, ma assunti in epoche storiche differenti.
Sono, questi, solo alcuni dei motivi di esasperazione condivisi dalle lavoratrici e dai lavoratori che erano al presidio davanti alla sede principale della radiotelevisione italiana. Senza dimenticare la questione irrisolta dei precari storici e delle partite Iva che si trovano in posizione ulteriormente svantaggiata all’interno di quella che è la triste classifica di coloro che lavorano in Rai.
Tutte ragioni che hanno spinto i dipendenti a bocciare, con il 52% di “no”, l’ipotesi di rinnovo contrattuale arrivata sotto l’ombrellone, e giudicata insufficiente dal punto di vista economico. Ma i nodi irrisolti sono molteplici e riguardano, più in generale, la perdita di obiettivi chiari e organici da parte di un servizio radiotelevisivo che sta diventando sempre meno pubblico, e sempre più ostaggio della politica.
Le organizzazioni sindacali si sono rivolte non solo all’azienda, ma anche alle istituzioni, continuando a segnalare la mancanza di un piano industriale sostenibile, di un progetto che ridefinisca e rilanci il ruolo della concessionaria del Servizio pubblico radiotelevisivo, presupposto necessario a garantire condizioni di lavoro dignitose a tutti i dipendenti.
Per farlo, secondo i sindacati, bisogna invertire subito la rotta intrapresa e bloccare la paventata vendita delle quote di maggioranza di Raiway. Ad oggi, tuttavia, la Rai non sembra mostrare interesse ad aprire un tavolo di confronto con le parti sociali sulle molteplici questioni in gioco.