Dopo i lunghi mesi di lockdown, la Pinacoteca di Brera il 9 giugno ha riaperto i battenti, rendendo di nuovo accessibili al pubblico i suoi meravigliosi capolavori, da Tintoretto a Piero della Francesca, da Boccioni a Caravaggio. Ma non tutto ha riaperto: la biglietteria e il bookshop sono rimasti chiusi. E sono rimasti a casa i 16 lavoratori che garantivano questi servizi affidati in appalto, in cassa integrazione e con una forte incognita per il futuro. La mancata proroga della gestione e l’attesa dell’aggiudicazione del nuovo appalto che deve essere assegnato da Consip, li ha bloccati in un limbo.
“Il nostro lavoro dipende dagli appalti, nonostante noi siamo lavoratori museali - racconta nella video testimonianza l’addetta al bookshop Smeralda Picerno -, essenziali e non aggiuntivi, tant’è vero che il museo si è trovato costretto a riaprire gratuitamente. E questo ci getta in un’incognita lavorativa e di vita”. I sindacati, Filcams Cgil Milano, Cgil Milano e Slc Cgil Milano chiedono al direttore della Pinacoteca James Bradburne di occuparsi del destino dei suoi collaboratori. “Non si possono trattare i dipendenti dei servizi in appalto come corpi estranei – spiegano in una nota -. Ognuno si assuma le sua responsabilità e si riconosca il valore del lavoro di tutti".