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“Quando è morto Bepi Pezzotta ho capito che quest’anno non saremmo andati in piazza. Il Bepi, un maestro per tanti di noi, è stato uno dei primi ad andarsene per il Covid. Aveva 80 anni, ma era ancora in pieno vigore, coltivava interessi, leggeva moltissimo. Un socialista che aveva dedicato la sua vita alla Fiom, di cui era stato il segretario”, ci sono, in queste poche righe di Eugenia Valtulina, responsabile della biblioteca Di Vittorio della Camera del lavoro di Bergamo, tutti i perché e tutte le motivazioni che stanno alla base del grande lavoro svolto, pur tra mille difficoltà, dagli archivi storici e dalle biblioteche della Cgil in occasione di questo inedito primo maggio.
E proprio da Bergamo è partita la proposta al Coordinamento degli archivi, biblioteche e centri di documentazione della Cgil ed alla Fondazione di Vittorio perché si trovasse una forma adeguata per festeggiare comunque la data del Primo maggio, una data per 130 anni il simbolo della comunanza delle rivendicazioni e della solidarietà tra lavoratori che - a causa della situazione sanitaria che colpisce così duramente il nostro paese - non potrà vedere manifestazioni in piazza, che in Italia si sono svolte ininterrottamente già dal 1945, quando la guerra in tanta parte del nostro paese non aveva ancora finito di fare vittime.
L’idea condivisa e realizzata è stata quella di una esposizione virtuale - simbolica ma significativa ed in continuo incremento - di quello che i nostri archivi e le nostre biblioteche conservano sulla Festa del lavoro, resa fruibile on line attraverso una mappa geolocalizzata curata dalla Fondazione Di Vittorio che raccoglie insieme ai materiali degli archivi e della delle biblioteche della Cgil anche documentazione fornita dalla Fondazione Argentina Altobelli e dalla Filef (visita la mappa della Fondazione Di Vittorio) ed un sito dedicato realizzato da alcuni fra i più importanti archivi della Cgil con la collaborazione ed il prezioso contributo di istituzioni importanti come, solo per citarne alcune, l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (Aamod), la Fondazione Basso, l’Istituto Ernesto De Martino, l’Associazione italiana di storia orale (Aiso), Itaca (associazione senza fini di lucro, istituita per costruire una rete che aiuti le comunità italiane e tutte le comunità migranti a vivere meglio in qualsiasi Paese ‘straniero’ e a vedere riconosciuti i propri diritti ovunque nel mondo).
Visita il sito #ilnostromaggio
Un’attività collettiva, con tempi e metodologie di lavoro completamente inediti e rinnovati, che ha però riconfermato l’importanza del radicamento territoriale e di categoria degli archivi, biblioteche e centri di documentazione della Cgil, la cui rete si conferma una infrastruttura culturale aperta alla cittadinanza che conserva la memoria del sindacato e conversa con il pubblico anche in occasione della Festa dei lavoratori.
Recita un volantino diffuso a Napoli in occasione del Primo maggio 1890 tra i materiali a disposizione dei visitatori virtuali della mostra: “Lavoratori, Ricordatevi il Primo maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la Rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale!”.
Dalla celebrazione del Primo maggio a Roma nel 1891 all’ultimo concerto in Piazza San Giovanni del 2019 circa 200 immagini, video e documenti, raccontano la storia del Primo maggio in Italia dalle origini ai giorni nostri. Una lavoro corale che riporta anche alla memoria la cronologia dei giornali storici della Cgil come Lavoro, Rassegna sindacale, Il metallurgico, Il lavoratore, testate che proponevano edizioni speciali, a volte anche numeri unici ed unitari, per la Festa del Primo maggio. Questa nostra iniziativa può essere inquadrata proprio come un edizione straordinaria - Collettiva e digitale - del Primo maggio 2020 diffusa sulla piattaforma della Cgil e sul sito internet dedicato.
Scrive Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio, “Cura, dignità, valore del lavoro sono le parole che fanno da sfondo al nostro lavoro. Per questo, la fase di ripresa, che per dimensioni viene paragonata al dopoguerra, deve avere caratteristiche precise. Priorità nelle direttrici degli investimenti (salute e welfare, ambiente, formazione, nuove tecnologie, dotazione strutturale del Paese), con presupposti fondamentali: non solo ricostruire ciò che chiude, ma ristrutturare nel profondo un modello di sviluppo vecchio e già in forte difficoltà; privilegiare settori a intensità di lavoro evitando forme di ulteriore parcellizzazione delle attività delle persone. Fare del lavoro, della sua quantità e qualità, il centro della ricostruzione, è il vero antidoto a fenomeni di povertà che deprimerebbero ancor più l’economia e sarebbero fonte di paure e rabbia sociale. A questa discussione e a questa festa del Primo maggio vogliamo contribuire, in questa fase così difficile”.
“Mai avevamo sentito tanto il bisogno di riconoscerci sotto le nostre bandiere, i nostri canti, i manifesti, gli striscioni, le parole d’ordine che dal 1890 hanno sempre segnato la nostra appartenenza al movimento sindacale”, ribadiscono i curatori del sito #ilnostromaggio, che dedicano il loro lavoro alla generazione che il Covid 19 sta decimando. Ai giovani, ridenti volti che si riconoscono nelle immagini pubblicate, artefici di quel miglioramento della condizione umana di cui abbiamo goduto tutti e tutte.
Buon Primo maggio, allora, a tutte e a tutti noi, buona festa di rinnovamento e di speranza, di cui oggi più che mai abbiamo bisogno.