I barconi usati dai migranti per arrivare sulle nostre coste trasformati in preziosi strumenti ad arco dai carcerati guidati da un liutaio. È il progetto Metamorfosi, promosso dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, in collaborazione con il ministero dell’Interno, l’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli e la Casa di reclusione Milano-Opera.
Due violini, una viola e un violoncello: il mastro liutaio Enrico Allorto ci racconta come ha smontato le imbarcazioni spedite da Lampedusa (una dura prova emotiva) per dare vita agli strumenti insieme con chi nel carcere di Opera passerà ancora molto tempo, se non il resto della sua vita.
La poesia della musica dà voce a chi voce non ha più: il violinsta William Chiquito suona il Violino del mare con il suo Quartetto Henao e spiega cosa si può provare avendo tra le mani strumenti tanto significativi. Archi che passeranno ad altri musicisti, che si moltiplicheranno, perché il progetto è solamente all’inizio.
Il lavoro come fonte di riscatto: è Paolo Cassani, che segue il progetto per l’associazione culturale della Cgil di Varese 100eventi, ad assicurarci che i carcerati che lavorano nel laboratorio di falegnameria a Opera sono retribuiti e stanno imparando un mestiere che potrebbe dare loro delle possibilità in futuro e che, comunque dà loro un presente carcerario che non è di mortificazione, che dovrebbe essere esteso a tutti come vorrebbe la nostra costituzione. Uno dei violini ha suonato al congresso della Cgil varesina per rappresentare il bisogno di giustizia.
Concordi tutti, Allorto, Chiquito, Cassani: il Violino del mare ha creato un contatto tra realtà tragiche per fare risuonare la speranza.