Malgrado l’ennesimo incremento di pubblico e il segno positivo nelle vendite, non era difficile prevedere una XXXV edizione del Salone internazionale del Libro di Torino polemica e controversa. Gli ingredienti non mancavano, dal passaggio di consegne tra Nicola Lagioia e Annalena Benini, dal prossimo e per un triennio nuova direttrice artistica dell’evento, al desiderio di egemonia culturale rivendicato più o meno apertamente alla vigilia dai rappresentanti di settore della maggioranza di governo.

Abbiamo così assistito, sin dalla prima delle cinque giornate appena concluse, alla cadenzata passerella del nuovo corso, cominciando dalla visita del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, affettuosamente accompagnato dal presidente del Senato Ignazio La Russa, subito protagonista di una dichiarazione, tra le altre, su cui forse vale la pena riflettere: “Non c’è un libro che non valga la pena di essere letto. Io quando avevo 12 anni i libri che leggevo più di altri erano quelli di fantascienza. Per questo dico ai ragazzi “leggete qualsiasi cosa, anche i fumetti, purché leggiate”. Le parole del presidente non tengono in considerazione un paio di elementi fondamentali.

Il primo: esistono libri che vale la pena non leggere, anzi che è molto meglio non leggere, non fosse altro per non perdere tempo, che di tempo per leggere ne abbiamo sempre meno. Sia chiaro, i gusti son gusti, ma qui si tratta semplicemente di una questione numerica, che richiede un minimo di selezione: soltanto in Italia, per soddisfare le esigenze dell’intera filiera del mercato editoriale, ogni anno vengono pubblicati sessantamila volumi, spesso a discapito della qualità. Qui scrivono tutti, come affermava Massimo Troisi in una sua celebre gag, ma io uno sono. Saper selezionare diventa dunque indispensabile.

C’è poi il messaggio rivolto ai ragazzi, anch’esso fuorviante. Anche qui, leggere qualsiasi cosa non è propriamente il consiglio più azzeccato, anzi i più giovani devono essere seguiti nelle loro scelte (la scuola dovrebbe aiutare in questa funzione essenziale), non per controllare ma per evitare brutte sorprese. I libri possono far male, e alcune letture influenzare negativamente lo sviluppo e la crescita di un adolescente. Di fumetti, poi, forse le nuove generazioni ne leggono pure troppi; e se la graphic novel può considerarsi un buon punto d’incontro, anche lì bisogna andarci con i piedi di piombo. Resta poi da capire chi consiglia cosa, ma il rischio è di andare fuori tema. Ad ogni modo, come La Russa ben sa, i cattivi maestri sono sempre dietro l’angolo, e possono nascondersi nei luoghi (e nei ruoli) più impensati.

Nei giorni seguenti le cronache si sono riempite di episodi più o meno rilevanti, più o meno costruiti ad arte, come di frequente accade, e nel loro insieme rivelano il desiderio inconfessabile, da parte di chi si sente rappresentante di una cultura cosiddetta “di destra”, di farsi legittimare all’interno di un evento dagli stessi considerato storicamente, e politicamente, avverso. Per tutti valga l’esempio di Francesco Giubilei, rampante consulente dello stesso ministro Sangiuliano (e profumatamente retribuito per questo), a sua volta editore (Giubilei Regnani editore), che in coda a un incontro sul tema ha egli stesso definito la cultura di destra “una corrente che ha il diritto di esprimersi”, confezionando così il più classico degli autogol.

Stupisce poi, oltre l’ingenuità di chi ha contestato in certe forme la ministra della Famiglia Maria Eugenia Roccella, prestando così il fianco ai consueti vittimismi, l’ardire dell’ardita Augusta Anita Laura Montaruli, già fotografata in quel di Predappio a commemorare il suo eroe preferito, condannata il 17 febbraio scorso in via definitiva a un anno e sei mesi per spese improprie ai danni della Regione Piemonte. La deputata, attualmente sospesa, ha invitato il direttore uscente Nicola Lagioia a vergognarsi, accusandolo di sostenere la contestazione mentre tentava di far parlare la ministra Roccella. Lagioia, sempre per la cronaca, nel corso del suo settennato ha salvato il Salone del Libro dal dissesto finanziario almeno un paio di volte.

Tornando ai libri, per non farci mancare nulla questa XXXV edizione ha dovuto registrare anche le parole di Susanna Tamaro, scrittrice best-seller da tempo un po’ dimenticata, convinta che leggere Giovanni Verga nelle scuole sia inutile e di una noia mortale, mentre Dante Alighieri non riesce a “fare eco” dentro i cuori di studenti e studentesse. Fin qui si può discutere, i gusti son gusti, per l’appunto. Certo che per proporre in sostituzione i propri, di libri, occorre una gran dose di coraggio, o forse altro.

Se questi sono i presupposti, la prossima edizione del Salone internazionale del Libro di Torino, a guida Annalena Benini, non sarà certo di facile gestione.

Le auguriamo buon lavoro, senza alcuna invidia.   

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