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L’arte riparte, ma non può dimenticare i musei locali, che sostengono lo sviluppo capillare del nostro patrimonio culturale, radicandolo al territorio. Si tratta, secondo i dati Istat, di 4448 siti museali, su un totale di 4908. La fase 2 può diventare un’occasione per ripensare alla valorizzazione di questi spazi, molto importanti per la dimensione locale. I beni culturali che fanno parte della rete di Federculture sono quelli degli enti locali, alcuni istituti di cultura, spesso gestiti attraverso aziende partecipate, ma anche enti di diritto canonico, come il Duomo di Milano e il Duomo di Pisa.
La riapertura di musei, biblioteche e archivi, dal 18 maggio, ha interessato principalmente i beni culturali che afferiscono al Ministero. A questi si sono associate alcune realtà locali, come il MAXXI e il Palazzo delle Esposizioni a Roma. In questi giorni, le organizzazioni sindacali si stanno confrontando con Federculture, in merito all’opportunità di definire delle linee guida condivise tra tutte le aziende per ripartire in sicurezza. La proposta del sindacato è di lavorare a un testo generale, che accolga i vari dispositivi normativi esistenti, integrandoli con gli ultimi aggiornamenti. Restano prioritari – come si legge nella nota dei sindacati- la modalità prevalente del lavoro in smart working per tutte le attività che lo consentono, la salvaguardia delle categorie di lavoratori con fragilità, il rispetto del lavoro in assoluta sicurezza.
L’altra priorità è creare le condizioni perché la ripartenza sia sostenibile, mantenendo professionalità e livelli occupazionali. I servizi legati al funzionamento dei musei locali comprendono anche le visite guidate e tutta una serie di attività didattiche, che necessitano di sostegno pubblico e risorse. Molti enti culturali, infatti, basano i loro bilanci prevalentemente sulle entrate provenienti dai biglietti e, di conseguenza, sul turismo. “Sarà fondamentale – osserva Alessandro Purificato della Fp Cgil – evitare di arrivare al collasso”. C’è forte preoccupazione per la tenuta occupazionale, rispetto a una miriade di piccoli enti e associazioni culturali che facevano fatica a sopravvivere già prima dell’emergenza covid-19. L’incognita dell’affluenza potrebbe rivelarsi decisiva, il timore è che si accentui una pratica già diffusa in condizioni di normalità: picchi di visitatori concentrati in pochi giorni e intere settimane con medie di due ingressi al dì. Una prospettiva così incerta potrebbe spingere alcune realtà a restare chiuse, come aveva annunciato per esempio l’Assessore Tommaso Sacchi a Firenze, per i Musei Civici.