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Tina Anselmi nasceva 95 anni fa, il 25 marzo 1927, a Castelfranco Veneto. Dirigente del sindacato dei tessili dal 1945 al 1948 e del sindacato degli insegnanti elementari dal 1948 al 1955, la partigiana Gabriella è, dal 1958 al 1964, incaricata nazionale dei giovani nella Democrazia cristiana.
Deputata dal 1968 al 1992, dal 29 luglio 1976 è ministra - la prima - del Lavoro e della previdenza sociale nel governo Andreotti III. Dopo l’esperienza al Ministero del lavoro, è nominata ministra della sanità nei governi Andreotti IV e V.
Nel 1981, nel corso della VIII legislatura, viene nominata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 di Licio Gelli. Riceve nel 2009 il Premio Articolo 3 per il 2008 come “riconoscimento all’attività svolta durante tutta una vita spesa - anche a rischio della medesima - al servizio della libertà e dei valori di uguaglianza sanciti proprio dall’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale”.
Definita dai suoi compagni di partito la “Tina vagante” per la sua indipendenza e imprevedibilità, Tina Anselmi è una delle tante donne che hanno cambiato la storia del nostro paese.
Profondamente credente, impronterà la sua attività politica al principio della laicità firmando nel 1978 - perché questo imponeva la sua carica - la legge 194 nonostante le fortissime pressioni contrarie dalle gerarchie ecclesiastiche.
Sarà sempre lei, nello stesso anno, a firmare la legge istitutiva il Servizio sanitario nazionale e la Legge 180, altrimenti nota come legge Basaglia dal nome dello psichiatra che sul finire degli anni ’60 e durante tutti gli anni ’70, prima nel manicomio di Gorizia e poi in quello di Trieste, attuò lo scardinamento dei cancelli della psichiatria.
Nel 1977 è tra i primi firmatari della legge italiana che apriva alla parità salariale e di trattamento nei luoghi di lavoro, nell’ottica di abolire le discriminazioni di genere fra uomo e donna.
“(…) la disoccupazione femminile - diceva nell’occasione - si mantiene costantemente più elevata della disoccupazione maschile; (…) le donne, insieme ai giovani, rappresentano la quasi totalità degli impiegati nel lavoro nero (…) le donne sono occupate in numero notevole in attività marginali, stagionali e temporanee (…) il tasso specifico di attività femminile, anche se non diminuisce in modo rilevante, resta comunque fermo rispetto ad una ricerca di occupazione in continuo aumento”.
“Dico alle mie nipoti - affermava la partigiana Gabriella in un bel documentario di Anna Vinci intitolato Tina Anselmi, la grazia della normalità - attente, fate la guardia. Perché le conquiste non sono mai definitive”.
“Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie - aggiungeva - le vittorie sono state vittorie per tutta la società. La politica che vede le donne in prima linea è politica di inclusione, di rispetto delle diversità, di pace”. Una politica della quale mai come oggi sentiamo fortemente il bisogno.