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“Enough is enough”. Il sindacato americano delle attrici e degli attori dice basta agli abusi da parte delle grandi aziende creative nei confronti dell’intelligenza artificiale. Ed è sciopero. Appena un anno fa un lungo stop aveva paralizzato Hollywood per 118 giorni, “ma – dichiara il Sag-Aftra – evidentemente gli studios non hanno imparato niente”. Il sindacato, che rappresenta circa 170mila lavoratori del settore media e dello spettacolo, è in stato di agitazione questa volta contro le principali aziende di videogiochi.
La decisione fa seguito al fallimento delle trattative sulle regole di utilizzo dell’Intelligenza artificiale, che offre sicuramente grandi opportunità al settore creativo, ma presenta al tempo stesso numerose insidie per il lavoro di artisti e tecnici. Lo sciopero entra in vigore dalla mezzanotte americana di oggi, 26 luglio. Quasi due anni erano andati avanti i tentativi di rinegoziare l’Interactive Media Agreement, il contratto che riguarda le attività di doppiaggio e motion capture nel settore dei videogiochi, scaduto a novembre 2022.
“Quando inizieranno a impegnarsi seriamente – ha affermato Fran Drescher, presidente del Sag-Aftra - per offrire un accordo con cui i nostri membri possano convivere e lavorare, noi saremo qui, pronti a negoziare”. L’industria dei videogiochi genera ogni anno miliardi di dollari di profitto, grazie al lavoro di migliaia di creativi che concepiscono e realizzano i giochi. Tra questi, anche le attrici e gli attori che danno voce ai personaggi, con interpretazioni a volte memorabili, amate e riconoscibili per gli appassionati di videogiochi.
Performance che, come sostiene il sindacato, meritano gli stessi riconoscimenti e le stesse tutele di quelle dei colleghi che recitano nei film in tv, al cinema, sulle piattaforme di streaming e nel mondo della musica: in primis, un equo compenso e un consenso informato all’uso del loro corpo, dei loro volti e soprattutto delle loro voci per gli scopi della A.I. “Mi hanno rubato la voce” denunciava non più di qualche mese fa Scarlett Johansson, annunciando la sua battaglia contro ChatGPT, per aver campionato una voce molto simile alla sua, nonostante l’attrice avesse declinato la proposta del Ceo Sam Altman di essere assunta come voce ufficiale.
L’attrice hollywoodiana non è l’unica artista, oltreoceano, ad aver puntato il dito contro gli abusi dell’intelligenza artificiale. Ma il tema supera di gran lunga i confini nazionali, oltre che quelli dell’etica professionale. Lo scorso giugno, in Italia è stato siglato l’accordo tra Slc Cgil, gli altri sindacati di categoria e Anica (l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche) per limitare gli utilizzi indiscriminati dell’A.I. nel settore audiovisivo.
La questione è sul tavolo e non sarà facile risolverla. L’opera d'arte ai tempi della sua riproducibilità tecnica sembra ormai preistoria. Adesso è il tempo della riproducibilità dell’artista, e del suo portato umano.