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“Vogliamo ricordarlo con l’intervista che ci concesse qualche giorno prima dell’incidente che lo ha portato alla fine della sua vita di studioso insigne, di intellettuale impegnato nella battaglia per la democrazia, per i diritti di lavoratrici e lavoratori, per la libertà dai condizionamenti del potere”. Così la Fondazione Di Vittorio ricorda il professor Franco Ferrarotti, venuto a mancare lo scorso 13 novembre a Roma, all’età di 98 anni.
Questo un piccolo assaggio dell’intervista che potete leggere integralmente QUI:
Cominciava la guerra fredda io ero a Genova. Ascolto e vedo quest’uomo con tutti i tratti ancora contadini, del bracciante, alto però, che lancia un piano del lavoro che va al di fuori del sindacato. Era Giuseppe Di Vittorio e questo era il punto. Io mi trovo di colpo di fronte a ciò che cercavo, naturalmente quel terreno politico, quella base territoriale, quella esperienza esistenziale da cui nasce, se ha da nascere, se può nascere, il pensiero puro, rovesciando la tradizione elitaria, platonica, che ancora oggi contraddistingue tutta la tradizione filosofica europea occidentale. Io trovo un sindacalista che prende la parola agli inizi della guerra fredda e mi sorprende, non solo come intellettuale ma come cittadino. Giuseppe Di Vittorio parla di un piano del lavoro, che addirittura, dice, è per l’Italia ma non è solo per l’Italia, è per l’Europa, per il mondo. Questa visione è incredibile. Mi chiedo: ma chi è quest’uomo? È quel Giuseppe Di Vittorio che guida da antifascista, partigiano, bracciante autodidatta, la Cgil. Ma chi è davvero e soprattutto perché mi sorprende? Così ho voluto incontrarlo. Ci siamo parlati, gli ho detto: lei sa che non ha parlato da sindacalista? E mi presentai come dipendente della Olivetti di Ivrea fondata da Adriano. E molto divertito, Di Vittorio usò un’iperbole che ancora oggi mi torna alla mente come ciò che avrebbe segnato tutta la mia vita di studioso. Su, mi fa Di Vittorio, non vorrai mica pensare che io venda delle idee a un industriale illuminato che ha capito che il capitalismo per essere salvato va superato e diventare anticapitalista? Era ciò che cercavo, la risposta alla domanda che mi ha sempre assillato in tutto il corso dei miei studi e delle mie analisi. La trovai nelle parole, nelle opere, nelle idee politiche di Giuseppe Di Vittorio.