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Nell’Aula Giulio Cesare – Palazzo Senatorio, in piazza del Campidoglio a Roma, la presentazione del volume Disuguaglanze e povertà. Urbi et Orbi. I giubilei e la società italiana 1975-2000-2025 (Futura editrice, pp. 230, euro 15) ha raccolto numeroso pubblico e le tante voci che compongono questo libro, frutto del lavoro fortemente voluto dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e dall’Istituto S. Pio V, con il contributo di studiosi che hanno concentrato le loro rispettive ricerche su due specifici temi, le disuguaglianze e la povertà, attraverso una lettura storica dell’ultimo mezzo secolo, e una rigorosa analisi di numeri e dati.
Coordinato da Natale di Cola, segretario generale Cgil Roma e Lazio, ad aprire l’incontro è stata Svetlana Celli, presidente dell’Assemblea capitolina, soffermatasi sul rapporto che intercorre oggi tra disagio sociale e partecipazione democratica, e il pericolo dell’avanzare di leader populisti, di ogni ordine e grado, pronti a cavalcare sofferenza e incertezze presenti.
Tra gli ospiti il cardinale Baldassare Reina, vicario della Diocesi di Roma, che ha voluto subito ricordare come proprio oggi ricorrano i 12 anni dall’elezione a pontefice di Papa Francesco, attento ai poveri e alle povertà in generale. Da qui l’importanza di un Giubileo che vuole “ridare la terra a chi l’ha perduta”, in un periodo in cui la disuguaglianza non riguarda soltanto il denaro e le ricchezze ma l’istruzione, l’ambiente, la cura, il tempo libero. Riferendosi alla figura di Don Luigi Di Liegro, il cardinale Reina ha recuperato quanto scritto nel libro da Francesco Sinopoli, presidente della Fondazione Di Vittorio, riguardo il rapporto tra Giubileo e azione politica, per la necessità di pianificare uno sviluppo urbano in base alle esigenze dei cittadini, con particolare riferimento alle periferie, sempre più affollate, sempre più complesse in virtù anche della fuga di molte famiglie dal centro storico per motivi economici. L’invito è quello di “andare oltre le apparenze per vedere quanto di buono c’è ancora, come le virtù teologali insegnano”.
In qualità di curatore del volume per la Fondazione Di Vittorio, Nicola Cicala ha sottolineato l’approccio multidisciplinare del libro, “evitando la deriva economicistica”, per dare spazio a fatti storici e a una lettura filosofica delle disuguaglianze, che evidenziano il cambiamento politico, economico e sociale avvenuto a partire dagli anni 70 (tema affrontato nel saggio di Mattia Gambilonghi), condizione in cui si manifesta una crescente marginalità sociale relativa a diverse sfere di osservazione, che riportano a una questione politica di ampio respiro, con la certezza che la situazione attuale è frutto di scelte politiche, ed è quindi possibile invertire la rotta, individuando nella partecipazione attiva il principale strumento di cui si dispone: “Dobbiamo sentire il piacere e il dovere di partecipare per cambiare l’ordine delle cose”.


La professoressa Lucia Valente, docente di Filosofia del diritto del Lavoro presso l’Università La Sapienza di Roma, ha concentrato il suo intervento sull’importanza di tornare ai princìpi della Costituzione italiana, con peculiare attenzione agli articoli 3, 4 e 36 della nostra Carta, per accompagnare nella maniera dovuta le transizioni economiche e sociali che stiamo vivendo anche se, in tema di diritti, alla lettura del libro potrebbe sembrare che “dopo 50 anni ci troviamo ancora allo stesso punto, o forse peggio”.
Appena atterrato da Parigi, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha evidenziato come un nuovo modello di sviluppo e una cultura economica diversa siano ormai urgenti per contrastare il fenomeno delle disuguaglianze, alla luce dei processi storici e politici che ne hanno determinato origini e natura.
Per il primo cittadino “non è vero che non sia possibile rafforzare la giustizia sociale, avvalendosi anche della Costituzione europea, quale scelta identitaria per difendere un modello sociale che riguarda ogni cittadino, in una città come Roma ancor di più”. Secondo Gualtieri il confronto con le forze sociali e sindacali aiuta a migliorare le condizioni della cittadinanza, e il Patto con le imprese in nome della sicurezza del lavoro, della sua dignità, ha un approccio basato sulla concertazione, anche per realizzare le opere destinate al Giubileo. Altro tema delicato da affrontare subito dovrebbe essere quello dell’equità fiscale, definizione sempre più remota, che invece dovrebbe legarsi al senso di fraternità, e di speranza, nel senso di condivisione di un destino comune, a cui questo Giubileo si ispira e chiede di rivolgersi.
A chiudere l’incontro le parole del segretario generale della Cgil Maurizio Landini, per una riflessione “su un periodo storico dove le disuguaglianze stanno crescendo”. Tornando infatti gli anni 70, i dati contenuti nel libro possono facilmente far rilevare l’enorme differenza tra il numero di votanti alle elezioni del 1976 e le ultime politiche del 2022 (uno scarto di oltre 35 milioni di schede), perché chi non va a votare non si sente più rappresentato, e questo aumenta le disuguaglianze e la crisi della democrazia, della partecipazione delle persone”.
Per il sindacalista “la concentrazione della ricchezza in mano a pochi è senza precedenti (il 5% degli italiani ne detengono il 50%), a fronte di una preoccupante riduzione del valore dei salari”. E negli anni 70 la costruzione dello Stato sociale aveva la caratteristica “di far diventare salario non solo la mensilità ma anche quei diritti che fanno reddito: sanità pubblica, casa scuola, asili, servizi sociali”, quando “tutti contribuivano, anche le imprese”. Poi, il progressivo processo di privatizzazione dei servizi e la progressiva precarietà del lavoro ci ha portati alla condizione di oggi.
Citando le due encicliche di Papa Francesco, Landini si è poi rivolto al presente guardando al futuro, al rischio di una sempre maggiore concentrazione di poteri dediti solo ed esclusivamente al profitto, in un mondo nel quale il senso della libertà spesso viene confusa con libero mercato, con la libertà selvaggia di competere, a discapito dei lavoratori, e delle persone più povere. Ecco perché è arrivato il tempo di acquistare una nuova consapevolezza complessiva, di lottare per valori e diritti sempre più messi da parte, nel nome di una partecipazione che guardi al futuro con nuove modalità di intervento, perché il futuro, e il presente, per la prima volta assumono contorni mai mostrati prima.
La prima tappa, per Landini, è l’appuntamento referendario, i cinque quesiti su lavoro e cittadinanza. Per tornare a votare in molti, cercando di costruire un percorso comune.