Sembrano lontani i tempi in cui le famiglie italiane iscrivevano i fratelli o le sorelle minori nella stessa scuola, nella stessa sezione, per risparmiare sulla spesa dei libri scolastici. L’ulteriore aumento del prezzo di copertina dei testi destinati allo studio e la formazione di alunni e alunne è infatti in grado di produrre ogni anno un movimento economico di circa un miliardo di euro.

Più in generale, secondo i calcoli del Codacons tra libri, dizionari, quaderni, zaini, matite, penne, colori e altri oggetti di cancelleria, ogni famiglia dovrà spendere intorno ai 1.300 euro per ogni figlio-studente, con una crescita del 6,6 per cento rispetto all’anno scorso, percentuale che quasi triplica per quanto concerne i volumi per la scuola. Sono numeri elaborati dalla Rete degli Studenti del Lazio, messi in discussione dalla Confesercenti, che fissa gli aumenti su libri e cancelleria scolastica tra il 3 e il 5 per cento.

Nel frattempo si muove l’Antitrust. L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha infatti reso noto di voler “approfondire le dinamiche concorrenziali dei mercati interessati”, vale a dire coloro che si occupano di editoria scolastica in Italia, puntando la sua lente in particolare su “l’andamento dei prezzi, le modifiche frequenti delle edizioni, le modalità di produzione, la circolazione dei diritti di proprietà delle edizioni digitali”.

Sotto osservazione soprattutto il concentramento di settore esercitato dai grandi gruppi editoriali, da Mondadori a Zanichelli, dal comparto scuola di Laterza a quello della stessa Giunti.

Nel frattempo a rimetterci sono le famiglie, ogni anno di più. Tentando di trovare soluzioni alternative, tempo fa venne avanzata la proposta di un acquisto centralizzato dei libri da parte delle scuole, in modo tale da poter ridurre i costi di distribuzione; iniziativa bloccata sul nascere dagli stessi librai, dopo aver già arginato l’impatto di acquisto nel mercato dei libri usati, ridotto ormai a circa il 25 per cento dell’intero movimento proprio a causa del continuo rinnovamento dei testi, mentre si è perso nel nulla anche quanto lo scorso anno si è provato a introdurre in merito a eventuali detrazioni fiscali ad hoc per i testi scolastici.

In attesa dunque dell’esito dei vari accertamenti in corso (che prevedono anche una consultazione pubblica, invitando tutti i soggetti interessati a inviare entro 30 giorni contributi pertinenti all’indagine), le famiglie continuano a sborsare anche per quest’anno tra i 500 e i 700 euro per fornire ai propri figli i testi utili ad affrontare una nuova stagione sui banchi: laddove la scuola pubblica, in quanto tale, dovrebbe garantire la gratuità di determinati servizi, dalla mensa ai costi di cancelleria sino, per l’appunto, alla distribuzione dei libri dedicati allo studio. Un diritto che dovrebbe rientrare nella normalità di un Paese civile, ma in Italia diventa sempre più una chimera, ogni anno che passa.