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Il 12 giugno 1942, giorno del suo tredicesimo compleanno, Anna Frank riceve in regalo un quaderno a quadretti dalla copertina rossa, Kitty, al quale la ragazzina decide di raccontare come a una persona reale le sue riflessioni e i suoi pensieri.
“Venerdì 12 giugno - scrive due giorni più tardi - ero già sveglia alle sei: si capisce, era il mio compleanno! Ma alle sei non mi era consentito d'alzarmi, e così dovetti frenare la mia curiosità fino alle sei e tre quarti. Allora non potei più tenermi e andai in camera da pranzo, dove Moortje, il gatto, mi diede il benvenuto strusciandomi addosso la testolina.
Subito dopo le sette andai da papà e mamma e poi nel salotto per spacchettare i miei regalucci. Il primo che mi apparve fosti tu, forse uno dei più belli fra i miei doni. Poi un mazzo di rose, una piantina, due rami di peonie: ecco i figli di Flora che stavano sulla mia tavola quella mattina; altri ancora ne giunsero durante il giorno.
Da papà e mamma ebbi una quantità di cose, e anche i nostri numerosi conoscenti mi hanno veramente viziata. Fra l'altro ricevetti un gioco di società, molte ghiottonerie, cioccolata, un "puzzle", una spilla, la "Camera Obscura" di Hildebrand, le Leggende Olandesi" di Joseph Cohen, le "Vacanze di Montagna di Daisy", un libro straordinario, e un po' di denaro, così che mi potrò comperare i "Miti di Grecia e di Roma". Che bellezza! Poi Lies venne a prendermi e andammo a scuola. Nell'intervallo offrii dei biscottini ai professori e ai compagni e poi ci rimettemmo al lavoro. Ora devo smettere di scrivere. Diario mio, ti trovo tanto bello!”.
A Kitty Anna racconterà la sua interiorità di adolescente, gli screzi con i compagni di prigionia, i suoi sogni e le sue speranze di diventare una scrittrice.
“Per una come me - annotava Anna totalmente ignara di quello che sarebbe avvenuto - scrivere un diario fa un curioso effetto. Non soltanto perché non ho mai scritto, ma perché mi sembra che più tardi né io né altri potremo trovare interessanti gli sfoghi di una scolaretta di tredici anni. Però, a dire il vero, non è di questo che si tratta; a me piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente”.
Ed invece il diario, ritrovato da papà Otto, unico della famiglia sopravvissuto ai campi di concentramento e di sterminio, sarà pubblicato e tradotto in quasi tutte le lingue del mondo, diventando un’importante testimonianza della Shoah.
Il 4 agosto 1944 Anna viene scoperta insieme agli altri clandestini dagli agenti di polizia e portata via. Destinazione Auschwitz.
Il viaggio in treno dura tre giorni, che Anna e più di mille altre persone trascorrono stipati in vagoni per il trasporto di bestiame, senza cibo né acqua. All’arrivo ad Auschwitz i medici nazisti selezionano chi può eseguire il pesante lavoro forzato e chi no. Circa 350 persone dal convoglio di Anna vengono uccise nelle camere a gas subito dopo il loro arrivo.
Anna e la sorella Margot vengono selezionate per i lavori forzati e trasferite pochi mesi dopo a Bergen-Belsen dove contraggono il tifo esantematico. Muoiono entrambe nel febbraio del 1945, prima Margot, poco dopo Anna. Il 1° agosto precedente la bambina scriveva l’ultima pagina del suo diario.
“Cara Kitty - annotava - (…) L’Anna allegra ne ride, dà risposte insolenti, si stringe indifferente nelle spalle, fa come se non le importasse di nulla, ma ahimè, l’Anna quieta reagisce in maniera esattamente contraria. Se ho da essere sincera, debbo confessarti che ciò mi spiace molto, che faccio enormi sforzi per diventare diversa, ma che ogni volta mi trovo a combattere contro un nemico più forte di me. Non lo sopporto; quando si occupano di me in questo modo, divento prima impertinente, poi triste e infine rovescio un’altra volta il mio cuore, volgendo in fuori il lato cattivo, in dentro il lato buono, e cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… se non ci fossero altri uomini al mondo”.
Liliana Segre ha la stessa età di Anna Frank quando è rinchiusa e deportata nel campo di concentramento. Come Anna Frank vive l’inferno di Auschwitz, ma con una differenza fondamentale: lei riesce a tornare viva da quell’inferno.
“Ho partecipato a tante mostre su Anna Frank - diceva qualche tempo fa - Quanti ricordi, quanti discorsi. Sono una sopravvissuta, una testimone, sono come sarebbe stata lei oggi se fosse stata risparmiata. Anna Frank è morta prima di diventare quella donna che sarebbe stata. Non ha potuto diventare sposa, mamma e non ha potuto diventare nonna. È rimasta la ragazza del rifugio segreto, nel cuore di tutti”.