Gli italiani non leggono poesia. Non ci pensano, non la ricordano. Oppure la considerano inutile, superata. I dati sulle vendite lo dimostrano: il mercato si aggira intorno all’1%. Sono lontanissimi i tempi di Castel Porziano, la spiaggia libera dei romani, quando nel 1979, su un palco di 40 metri, si celebrò il Festival internazionale dei poeti, che richiamò un pubblico di quasi 30mila persone provenienti da tutta Italia, come a un concerto rock. Erano gli anni degli americani Allen Ginsberg, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti. Ma anche dei grandi raduni all’aperto. Oggi siamo nell’era digitale, di chi cammina con la testa bassa sullo smartphone per cercare un posto dove mangiare e non si ferma neanche un minuto a guardare il cielo, la forma delle nuvole, le sensazioni che trasmette.

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Roma è da sempre città di poeti. Di chi ci è nato e di chi l’ha scelta come grembo materno. Qualche nome? Dario Bellezza, Amelia Rosselli, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Caproni, Sandro Penna, Valentino Zeichen, Carlo Bordini, Giovanna Sicari, Beppe Salvia, Elio Pecora, Patrizia Cavalli, Silvia Bre, Antonella Anedda. Intere generazioni sono cresciute all’ombra di cenacoli, riunioni, riviste organizzate, rassegne, reading di poesia. Che si ritrovano immortalati negli “Intimi ritratti” di Dino Ignani. Oggi tutto questo è materiale fossile o a Roma si respira ancora aria di poesia?

Roma città di poeti ma i lettori?

“Siamo sempre gli stessi, siamo sempre di meno”, racconta Emilio Fabio Torsello, fondatore insieme a Mara Sabia de La Setta dei Poeti Estinti, che da quasi dieci anni organizza incontri dedicati alla letteratura e alla poesia in palazzi d’epoca e musei, richiamando un pubblico eterogeneo di appassionati. “Noi leggiamo poeti classici, cercando di far riscoprire la bellezza dei versi. Qualcuno ha detto che i nostri eventi sembrano dei podcast viventi, le persone vengono per ascoltare e vivere un’esperienza sensoriale che nella vita iper-tecnologica di oggi sembra inimmaginabile. Vediamo sia giovani che anziani, ma c’è stato un cambiamento dopo la pandemia. Oggi, rispetto a prima, si fa più fatica ad attirare le persone. Sembra quasi che i romani si siano dimenticati, o disamorati, della poesia, ma è più giusto dire dell’esperienza culturale”.

Il problema maggiore riguarda la poesia contemporanea. Poeti ventenni, trentenni, vivono in circoli chiusi, si leggono, si incontrano, ma non riescono a raggiungere nuovi lettori. In questo caso, l’estinzione dei lettori sembra essere già avvenuta e non bastano gli encomiabili sforzi delle case editrici di settore o le letture nelle biblioteche di quartiere a invertire la tendenza. Qualche anno fa, il critico Alfonso Berardinelli sosteneva che “se il tema è la poesia italiana contemporanea, non si sa cosa leggere e a chi chiedere. C’è un affollatissimo caos nel quale la critica non è riuscita a distinguere i poeti che lo sono da quelli che non lo sono”.

La poesia è viva

Luoghi di Roma dove la poesia è viva, però, ce ne sono diversi: i Giardini di Piazza Vittorio, dove si tengono gli incontri dell’associazione Esquilino Poesia; Zeugma-Casa della poesia di Roma, a Garbatella, nata su iniziativa di Stefano Bottero, Alessandro Anil e Sacha Piersanti, che in collaborazione con la biblioteca Joyce Lussu propone la rassegna ‘Intersezioni’; il Teatro Palladium, sempre a Garbatella, dove va in scena ‘Poetitaly’, la rassegna di arti performative curata da Simone Carella con la collaborazione di Andrea Cortellessa, Gilda Policastro, e Lidia Riviello; il Caffè letterario Horafelix, in zona Porta Pia, che ospita presentazioni e reading.

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E ancora Lettere Caffè, a Trastevere, dove nel tempo hanno tenuto i loro reading poeti contemporanei affermati come Ilaria Palomba, Giorgio Ghiotti, Mattia Tarantino e il compianto Gabriele Galloni; l’Enoteca letteraria, a San Giovanni in Laterano, dove si tengono conferenze e letture poetiche; la Galleria La Nuova Pesa, in via del Corso, dove si tengono gli incontri della rivista mensile ‘Viva’, animata da Nicola Bultrini, Claudio Damiani, Stas’ Gawronski e Giuseppe Salvatori; la Biblioteca Elio Pagliarani, che non fa parte del circuito delle Biblioteche di Roma, ed è gestita dall’ex moglie Cetta Petrollo. Senza dimenticare il fenomeno del poetry slam, la competizione per performer che si cimentano in poesia, spoken word e rap, e coinvolge diversi spazi della Capitale, dal Teatro Lo Spazio a Largo Venue, dallo Sparwasser alla Galleria delle arti. Di fronte a una tale frammentazione, è difficile orientarsi.

La poesia è per tutti

“A Roma ogni giorno si tengono tre o quattro iniziative e questo è un problema, perché il pubblico già esiguo che segue la poesia è costretto a dividersi”, sottolinea Gisella Blanco, curatrice della rassegna ‘Questionario della poesia’, che mette in scena alla Biblioteca Flaminia un dialogo con i poeti romani a partire dalle domande contenute nella storica antologia Il pubblico della poesia di Berardinelli e Cordelli. “È impossibile sapere in anticipo quante persone parteciperanno agli eventi, perché la fruizione è estremamente variabile. Quindi, più che estinto direi che il lettore romano di poesia esiste, ma compare senza preavviso. In alcuni casi questo aspetto è doloroso, perché una delle cause principali è l’idea di inaccessibilità del testo, come se la parola poetica fosse incomprensibile, irraggiungibile. Per questo spesso il pubblico è composto di poeti e letterati. Ma vorrei dire che non è così. La poesia è per tutti e di tutti”.

Un modo intimo e coinvolgente di apprezzarla lo hanno ideato Oscar Pizzo, Maria Grazia Calandrone e Andrea Satta con ‘Lo spazio in versi’, dieci incontri al Teatro Torlonia e al Teatro Tor Bella Monaca in cui un poeta e un cantautore salgono sul palco dando vita a inediti connubi. Per esplorare le potenzialità della parola, recitata e cantata. Senza dubbio, però, l’evento che richiama il pubblico maggiore – e coinvolge poeti affermati e poeti più giovani, amanti del poetry slam e studenti di licei o semplici appassionati – è Ritratti di Poesia, la cui diciottesima edizione si terrà martedì 8 aprile all’Auditorium Conciliazione. Quest’anno parteciperanno, tra gli altri, scrittori internazionali come Colm Toibin, Michael Kruger e Mircea Cartarescu. La manifestazione sarà anche la prima uscita pubblica della dozzina del Premio Strega Poesia, che da quando è nato ha dato alle piccole e volenterose case editrici un minimo di visibilità.

In conclusione, al termine di questo lungo reportage di quattro puntate, vale la pena sottolineare che a Roma esistono e resistono brandelli di una comunità letteraria viva, fresca, che non si rassegna alla desertificazione, e che se fosse sostenuta economicamente e affiancata da un progetto istituzionale ampio, potrebbe dare un nuovo slancio culturale alla Città Eterna.

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