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Nella giornata di ieri è venuto a mancare Elio Giovannini, a lungo sindacalista di primo piano della Cgil e parlamentare italiano. Nato a Roma il 20 dicembre 1929, aderisce giovanissimo al Psi, schierandosi con la corrente che fa capo a Lelio Basso. Del Psi diviene, negli anni Cinquanta, funzionario, ricoprendo incarichi territoriali nelle federazioni di Como e Varese.
Membro della sinistra socialista dubbiosa e ostile a un’ipotesi di centro-sinistra che lasci fuori il Pci dividendo il movimento operaio, stringe un rapporto (umano e politico) fortissimo con Vittorio Foa, suo punto di riferimento politico e sindacale. Ed è infatti insieme a quest’ultimo che fu tra i protagonisti della scissione del Psi che portò, nel 1964, alla nascita del Psiup (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria).
Il suo approdo in Cgil avviene nel 1959. Nel ‘64, in occasione del congresso di Rimini, entra a far parte della segreteria nazionale della Fiom. Dopo la stagione del Ccnl del ‘66 e l’autunno caldo che lo vide protagonista nella conquista del contratto dei metalmeccanici del 1969, è uno dei tre segretari che prende parte alla stesura delle tesi per lo storico congresso della Fiom del 1970. All’indomani del congresso, avvicendandosi con Foa, entra a far parte della segreteria confederale della Cgil. Qui, si afferma come il principale esponente di quella sinistra sindacale che comprende anche Antonio Lettieri e Gastone Sclavi, e che si pronuncia e batte per la realizzazione immediata dell’unità organica.
Fu protagonista nel 1972 della Conferenza nazionale Cgil, Cisl e Uil. “La tutela della salute nell'ambiente di lavoro” che si tenne a Rimini dal 27 al 30 marzo 1972 e che segnò un passaggio decisivo del sindacato in relazione a questi temi. In vista delle elezioni del 1976, Giovannini e la componente sindacale del Pdup si smarcarono dalla costituzione del cartello elettorale di Democrazia proletaria, criticandone la natura elettoralistica e la mancanza di una linea univoca in materia sindacale. Insieme alle minoranze di sinistra di Cgil, Cisl e Uil, dà vita nel 1976 al Cendes, un centro di documentazione economica e sociale.
Nel corso degli anni Settanta, Giovannini si pone in contrasto con la linea portata avanti da Luciano Lama, che ha nell’assemblea di quadri dell’Eur del 1978 il principale punto di approdo. L’astensione nel voto in quell’assemblea diviene una sorta di “battesimo informale” della nuova sinistra sindacale che aveva alle spalle una gestazione più lunga, che ruotava attorno ai temi dell’unità sindacale organica e della critica del “componentismo”.
Si giunge – col seminario Cgil di Ariccia del 14-15 settembre 1979 – alla nascita della cosiddetta “terza componente”: Giovannini è tra i principali protagonisti di questa vicenda. E’ infatti lui a svolgere la relazione introduttiva, mentre le conclusioni vennero affidate ad Antonio Lettieri. Si tratta di una nuova componente, alternativa sia a quella di orientamento socialista che a quella comunista, che, oltre a ribadire la centralità della questione dell’unità organica, voleva riflettere sui veri motivi del fallimento del sindacato dei consigli, per giungere a ripensare la stessa sinistra sindacale, i suoi compiti, le sue piattaforme rivendicative.
Nell’aprile del 1980 fu tra i protagonisti del convegno degli autoconvocati a Firenze, dove apparve come il capo effettivo della nuova sinistra interconfederale. Nel 1983 fu eletto alle elezioni politiche con la Sinistra Indipendente, divenendo membro della Camera dei Deputati nella IX Legislatura (restando in carica fino al 1987); a Montecitorio è membro della XII Commissione (industria e commercio - artigianato - commercio estero) e dal 26 luglio 1984 della Commissione speciale per l'esame dei progetti di legge sulla riforma del sistema pensionistico, i cui lavori furono interrotti dalla fine della legislatura.
Terminato il mandato parlamentare, viene nominato presidente dell'Ires, l’Istituto di ricerca economica e sociale della Cgil, succedendo a Vittorio Foa. Qui avvia una riflessione e un’attività di ricerca sul tema del basic income e della riforma del welfare.
Giovannini è stato non solo un sindacalista e politico di primo piano della vita nazionale, ma anche un attento osservatore dei cambiamenti, oltre che un saggista storico acuto. Nel 2001, per la casa editrice Ediesse, pubblicò L'Italia massimalista. Socialismo e lotta sociale e politica nel primo dopoguerra italiano” Uomo mai ortodosso, mai chiuso in soffocanti “gabbie d’acciaio” del pensiero dominante dei partiti, la sua vita è stata un viaggio alla ricerca di nuove possibilità di partecipazione e di protagonismo, sempre dalla parte degli operai e degli sfruttati. Caratteristiche che emergono da una bellissima autobiografia La farina e il lievito.