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Le edizioni e/o hanno iniziato la loro avventura alla fine degli anni Settanta pubblicando autori dell’Est europeo, costruendo nel tempo un percorso che ha consentito al suo catalogo di girare il mondo intero, con autori provenienti da ogni continente. Oggi il suo marchio è presente anche in Usa e Regno Unito con Europa Editions, oltre ad essersi affermato in Italia in maniera definitiva con titoli quali “L’eleganza del riccio”, e autori e autrici come Elena Ferrante, Jean-Claude Izzo, Massimo Carlotto, la “Trilogia sporca dell’Avana” di Pedro Juan Gutiérrez, solo per citarne alcuni. In occasione della Fiera Più Libri Più Liberi di Roma, abbiamo rivolto alcune domande a Sandro Ferri, creatore insieme alla moglie del progetto editoriale e/o.
Il Salone del Libro di Torino lo scorso ottobre, in questi giorni la Fiera della piccola e media editoria a Roma. Quanto è importante per un editore indipendente tornare a contatto con il pubblico dei lettori
Molto importante, per gli editori indipendenti è una questione essenziale il rapporto fisico nelle Fiere con i propri lettori, sapere cosa pensano, cosa comprano, cosa cercano. A Torino è stata impressionante, per quantità e qualità, la presenza di un pubblico attento che veniva a cercare i libri, desiderosi di ritrovare il contatto con editori e libri. E credo che questo sia molto importante soprattutto in un’epoca in cui la tendenza, alimentata anche dal lockdown e dall’e-commerce, Amazon in particolare, sta diventando un sistema che allontana l’editore dal suo pubblico, superando le librerie fisicamente collocate nei territori, che sono fondamentali per l’editoria indipendente, così come il lavoro dei librai, che presentano i libri, ne sanno parlare, consigliano, propongono, ascoltano il pubblico. Si tratta di un intero sistema che si basa sul rapporto tra lettore e pubblico, un rapporto diretto, in contrasto con l’altra grande tendenza, quella opposta, quella dell’acquisto tramite un click senza andare in libreria, senza il consiglio di un esperto, ma seguendo il modello dell’algoritmo di Amazon. Sono due forze contrarie, io la vedo così, che si oppongono sul mercato. In questo senso la Fiera di Roma dedicata alla piccola e media editoria diviene un appuntamento determinante, perché offre al pubblico la possibilità di vedere quante piccole realtà esistano, spesso poco conosciute perché non le trova nemmeno su Amazon. A volte per trovare certi editori devi faticare.
Proprio in questi giorni sono usciti i dati italiani riguardanti le vendite in Italia, piuttosto incoraggianti, anche rispetto al resto d’Europa. La sua casa editrice, oltre ad aver pubblicato autori da tutto il mondo, è presente anche nel mercato editoriale statunitense e inglese con il marchio Europa Editions. Che differenze ci sono tra l’Italia e gli altri Paesi in questo particolare periodo?
In Italia una crescita c’è stata anche prima della pandemia, ed è più interessante vederla partendo da lì; ma è una crescita determinata da due fattori, o forse tre. Uno che in Italia negli ultimi due anni è esploso il fumetto, il manga, una tendenza fino a qualche anno fa non così forte, in parte dovuta anche da una delle migliori misure attuate dal governo, il bonus 500 euro per i giovani, quasi tutto speso in fumetti, che ha fatto crescere moltissimo buona parte delle vendite se andiamo ad analizzare i dati nel dettaglio, in particolare gli editori di fumetti, prima irrilevanti, ma che ad esempio in Francia sono sempre stati importanti. Un altro fattore è il fortissimo aumento in Italia dell’e-commerce, anche qui rilevato attraverso i numeri nel dettaglio. Amazon la fa da padrone, anche se le librerie alla fine hanno retto, seppure le grandi librerie, i grandi centri, non quelle di quartiere, hanno sofferto. In ultimo, la pandemia ha facilitato la lettura, si è stati di più in casa. Le librerie hanno comunque reagito bene. All’estero questa stessa tendenza non è stata così forte. Sempre in Francia, ad esempio, il mercato è rimasto stabile, ma perché è un mercato più maturo, più forte. La mia impressione è che la crescita italiana abbia recuperato un ritardo. In Usa e UK le tendenze alla fine sono state abbastanza simili, poi ci sono le differenze dovute a come è organizzato il mercato nei vari Paesi. Nei Paesi anglosassoni l’e-commerce è un mercato ormai avviato da tempo.
I dati in Italia dicono anche che tra i titoli più venduti ci sono quelli delle autrici, tra le quali la vostra Valérie Perrin, per non parlare del grande successo ormai consolidato di Elena Ferrante. Come mai questo particolare apprezzamento per la scrittura femminile?
In effetti appare evidente come negli ultimi anni il peso delle scritture femminili, dei suoi temi, sia cresciuto molto, e bisogna precisare non soltanto nella produzione di tanti romanzi di narrativa, che hanno molto successo, ma anche nel pensiero contenuto in testi di saggistica. Per esempio proprio a Roma sabato scorso abbiamo avuto l’incontro con Reni Eddo-Lodg, autrice pressoché sconosciuta, che con il suo libro “Perché non parlo più di razzismo con le persone bianche” ha avuto un successo incredibile in UK. Ecco, mi piace dire che esiste anche una saggistica femminile che magari prima esisteva meno, anche perché credo editori e agenti siano più propensi in questo periodo a cercare “la scrittrice”: chiedono tutti se c’è la nuova Ferrante, la nuova Perrin... Per rispondere alla domanda, credo sia dovuto a una sensibilità maggiore per certi temi e certe situazioni da parte delle donne, della scrittura femminile. E poi non dimentichiamo che il pubblico dei lettori e nella sua maggioranza un pubblico di lettrici.
Dal 1979 a oggi e/o racconta la storia di un editore puro e indipendente, che è riuscito a mantenere questa sua peculiarità nel corso del tempo, malgrado i grandi cambiamenti e le grandi concentrazioni di gruppi editoriali verificatisi in Italia. Come si riesce nell’impresa?
La domanda mi consente di annunciare la prossima pubblicazione a gennaio, per la nostra casa editrice, di un libro da me scritto dal titolo “L’editore presuntuoso” incentrato proprio su questo tema, e rivolto ai giovani che vogliono lavorare in campo culturale, ed editoriale nel particolare, oltre sul come un editore indipendente possa mantenersi tale in un ambiente caratterizzato da concentrazioni verticali dell’editoria all’interno dell’intera filiera. Per fare un esempio, pochi giorni fa il distributore Ali, l’unico ad essere rimasto indipendente in questa categoria, che distribuisce editori indipendenti importanti come Iperborea, Sur, marcos y marcos, è stato anch’esso acquistato da Mondadori, almeno una bella fetta. Come non può preoccupare tutto questo? Come si può fare in un ambiente sempre più asfittico, sempre più ostile? La prima cosa, piuttosto ovvia, è cercare ogni tanto di tirare fuori un best-seller che venda decine di migliaia di copie per ché questo cambia i conti di un editore. Finché si vivacchia, con poche centinaia di copie vendute per ogni titolo, pur contribuendo alla bibliodiversità e al pluralismo, tutti questi titoli insieme non superano il 45 % delle vendite, e i conti dell’azienda facilmente non tornano. E per avere un libro di grande successo bisogna lavorare sugli autori, seguirli per bene, pagarli per bene, altrimenti tu lo scopri ma se non lo paghi se ne va da un editore più grande. Poi bisogna lavorare molto sulla cura e la ricerca dei libri. Noi in questi anni in cui abbiamo potuto contare su titoli divenuti best-seller abbiamo investito e continuiamo a investire tantissimo sulla ricerca di nuove letterature, di altri generi, di altre lingue. Uno dei nostri ultimi successi è ancora un’altra donna, Christelle Dabos, scoperta da nostra figlia Eva, che ha trent’anni ed è più sensibile all’ascolto di nuovi gusti e nuove tendenze. In sintesi, bisogna cercare un successo editoriale per investire subito su altro.