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Giunta al diciottesimo anno, la pubblicazione per questo 2020 del Rapporto sui diritti globali, fiore all’occhiello delle edizioni Ediesse-Futura (pp. 416, euro 26) era piuttosto attesa per ovvi motivi. La pandemia contro cui stiamo combattendo ha ulteriormente sconvolto gli equilibri sociali, economici e ambientali dell’intero pianeta, e un punto della situazione, seppur ancora in divenire, appare ancor più necessario. Ulteriore conferma l’evolversi dell’intero progetto, che quest’anno per la prima volta diviene internazionale, pubblicando l’edizione anche in lingua inglese.
Il titolo scelto è "Stato dell'impunità nel mondo", a cui si aggiunge una definizione che ben indica lo sguardo sulla contemporaneità, “Il virus contro i diritti”. La curatela, come di consueto, è di Sergio Segio, direttore ell’Associazione Società INformazione, che nella sua corposa presentazione introduttiva, composta da 23 brevi capitoli, riesce a offrire un quadro esaustivo, e a dir poco inquietante, dello scenario globale entro il quale ci troviamo, a partire dalle circostanze per cui questo 2020 sia divenuto annus horribilis non per caso, e come l’emergenza epidemica e sanitaria abbia fatto venire al pettine molti nodi sempre più difficili da sciogliere, impigliati tra diseguaglianze e ingiustizie di orgine varia, in troppe circostanze ancor più accentuate dalle restrizioni imposte dal Coronavirus.
I numerosi esempi forniti in tal senso richiamano a realtà spesso rimosse dal frullatore ininterrotto delle informazioni: per citarne solo due, la drammatica situazione ormai da un decennio presente ad Haiti, determinata dalla cattiva gestione messa in atto dal “capitalismo dei disastri” subito dopo il terremoto del 2010; il persistente e atroce conflitto nello Yemen, che dal 2015 a oggi ha fatto registrare una serie di crimini di guerra tali da spingere le Nazioni Unite a definire la situazione come “il peggior disastro umanitario causato dall’uomo”, con numeri che fanno venire i brividi, soprattutto per il coinvolgimento di civili, in particolare bambini.
Un’analisi, quella di Segio, che si conclude ricordando il paradosso della mancanza dello stato di diritto per gli avvocati che si impegnano nella denuncia e la difesa dei soprusi in quei Paesi a scarso tasso di democrazia, dove la professione forense si trasforma in un esercizio pericoloso, oltre che di coraggio. Da qui ne deriva anche il considerevole aumento di omicidi perpetrati nei confronti di attivisti e difensori di diritti umani, una vera e propria strage che nel 2019, secondo i dati di Front Line Defenders, conta 304 vittime in 31 diversi paesi.
Il rapporto può contare sugli interventi di numerosi esperti, che in virtù delle specifiche competenze orientano il lettore attraverso approfondimenti tutti supportati da documentazione e riferimenti bibliografici di assoluto rilievo scientifico, e suddivisi in tre grandi contenitori tematici, internazionale - ambiente - economia, con un epilogo costituito da efficaci infografiche che raccolgono tante storie diverse ma uguali, aperte dalla sorte ancora in bilico di Patrick Zaki in Egitto, indissolubilmente legata alla morte di Giulio Regeni, modello tragicamente calzante di impunità e mancanza di qualsiasi diritto umano.
A tal proposito, una segnalazione merita la toccante immagine di copertina, stilizzata con i volti di chi, tra i molti, ha pagato con la vita la battaglia per un mondo migliore, e il minimo dovuto è dare nome a quei volti: Mario Paciolla, Santiago Maldonado, Ebru Timtik, George Floyd, Zara Alvarez, Daphne Caruana, Anna Politkovskaia, Lyra McKee, Marielle Franco, Jamal Khashoggi, Krisitna Bautista, lo stesso Giulio Regeni. Tutte vittime di crimini rimasti ancora impuniti.
L’impunità, dunque, rimane il legame che stringe, con una sensazione di soffocamento, lo sterminato materiale di studio e riflessione che questo diciottesimo rapporto sui diritti globali propone; ed è un’impunità che, a discapito di diritti individuali e collettivi, si dimostra essere privilegio delle più alte sfere del potere, quelle che decidono le sorti dell’intero pianeta Terra, ridotto al limite di ogni naturale sopportazione per la brama di una supremazia economica senza freni che da qualche tempo, procedendo a fari spenti, sta già cercando elitarie vie d’uscita al possibile collasso globale di cui è responsabile, costruendo oasi accessibili ai pochi facoltosi (la corsa alla colonizzazione di Marte è già realtà), iniziando a preparare un futuro distopico una volta pagato il prezzo, e ottenuto i ricavi, dello shock pandemico.
In un breve passaggio della prefazione del Segretario generale della Cgil Maurizio Landini viene scritto: “Il virus ha svelato crudelmente che uno sviluppo basato sulla finanza e sulla crescente disuguaglianza non è sostenibile né per l’uomo né per la natura, insieme alla fragilità del proprio sistema sociale e in particolare di quello dell’assistenza alle persone”.
Alla resa dei conti, il nodo da sciogliere è tutto qui.