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Sabato 14 dicembre, in allegato gratuito al quotidiano La Repubblica Napoli, uscirà, in tutta la Campania, il libro “Napoli Lavoro. Cgil, 130 anni: una città tra crisi e sviluppo”, nell’ambito della collana Novanta/Venti curata dal caporedattore del quotidiano, Ottavio Ragone, con Guida Editori.
I testi, in ordine di citazione seguendo l'indice, sono di Nicola Ricci, Ilaria Romeo, Nino Russo, Daniela Palumbo, Giustina Orientale Caputo, Adriano Giannola, Costanzo Jannotti Pecci, Claudio De Vincenti, Ambrogio Prezioso, Roberto Barbieri, Mariella Parmendola, Pasquale Belfiore, Pasquale Raicaldo, Dino Falconio, Alessio Gemma, Arturo De Vivo, Matteo Lorito, Giorgio Ventre, Vincenzo Lipardi, Francesco Caracciolo, Danilo Ercolini, Paolo Cosimo Russo, Luciano Stella, Bianca De Fazio, Marco Zigon, Raffaele Sardo, Andrea Pellegrino. L'opera è a cura di Ottavio Ragone, Conchita Sannino, Carmine Bonanni, Mattia Carpinelli, autori anche di testi.
Su Collettiva.it anticipiamo uno dei capitoli del volume in cui si racconta della fondazione della Camera del Lavoro Metropolitana di Napoli, avvenuta il 6 gennaio 1894 e viene ricostruito il primo anno di attività sindacale in città.
Una storia da via Banchi Nuovi
È verso la fine del XIX secolo che in Italia cominciano a nascere le Camere del Lavoro, inizialmente ispirate ai movimenti sindacali, alle associazioni operaie e alle Società di Mutuo Soccorso nate nella seconda metà dell’800 in Francia. Il modello camerale di allora si ispirò, negli obiettivi statutari, al collocamento, all’istruzione e all’assistenza per il raggiungimento di migliori condizioni della classe operaia. Il significativo peggioramento del tenore di vita e delle condizioni di lavoro nell’ultima parte del secolo XIX, a causa di una forte crisi economica collegata al crollo del sistema bancario italiano - che proprio nel 1894 raggiunse il suo culmine, i massicci licenziamenti, le riduzioni salariali imposte dal “nuovo capitalismo” - produssero una radicalizzazione dello scontro sociale. A Napoli la Camera del Lavoro vide, come soci fondatori, rappresentanti del mondo artigianale avendo, nel tempo, perso peso la realtà industriale e anche la centralità rurale del suo sviluppo a causa dell’attrazione di popolazione verso la città. La prima sede della Camera del Lavoro fu in via Banchi Nuovi, nel cuore del centro storico tra botteghe e piccole attività commerciali. Lì, il 6 gennaio 1894, giorno dell’Epifania, si tenne la costituzione ufficiale con la redazione dell’atto costitutivo. Una data destinata a rimanere impressa nella memoria e nella storia del movimento sindacale napoletano. Nonostante il contesto difficile dell’epoca, la Camera del Lavoro cominciò fin da subito ad organizzarsi e ad organizzare lavoratori e lavoratrici, promuovendo decine di assemblee con tutte le categorie economiche, dando voce al mondo del lavoro cittadino, raccogliendo istanze e problemi che diventarono battaglie da affrontare insieme, attraverso mobilitazioni, comizi e scioperi. Vengono costituite le prime leghe e il primo patronato, all’epoca Società di Mutuo Soccorso. Tra le principali rivendicazioni avanzate nei confronti del Governo e del Comune, ci fu la richiesta di un salario e di un orario minimo di lavoro negli appalti pubblici e la regolamentazione del lavoro dei minorenni. E non mancarono le prime difficoltà. Il Comune di Napoli, con una delibera di consiglio comunale decise, poche settimane dopo la nascita della Camera del Lavoro, di sospenderle il sussidio di 5mila lire. Una decisione che spiazza e indigna, tanto da portare i dirigenti e gli iscritti a mobilitarsi massicciamente con manifestazioni, richieste al Governo e con l’apertura di una campagna di sottoscrizione nazionale perché, come scrivono in un manifesto fatto affiggere in città, “è la prima volta che una città italiana osi negare un sussidio a una Camera del Lavoro”. Tra le prime vertenze che la neonata Camera del Lavoro si trova ad affrontare c’è quella tra la società per il Risanamento e il Comune di Napoli, che vede coinvolti principalmente i lavoratori del settore edile. Una vertenza che si trascinava da mesi e che riguardava il rallentamento di alcuni lavori importanti per l’epoca, come la costruzione dei bacini di carenaggio. La situazione, come si legge nell’ordine del giorno pubblicato sul quotidiano “Il Paese” è drammatica: “migliaia di famiglie mancano d’alloggio e del sostentamento necessario”. Per questo viene deliberato di organizzare “un pubblico comizio dove gli operai disoccupati possano manifestare le loro miserevoli condizioni, i disinganni ricevuti e le promesse già fatte e mai mantenute. Di invitare le società operaie ascritte o non alla Camera del Lavoro per iniziare un’agitazione ed estendendola ai disoccupati della provincia”. Nella sola città di Napoli, infatti, sono almeno 40mila le persone senza un lavoro. La sede della Camera del Lavoro ospita in quel periodo riunioni affollatissime: le cronache dell’epoca riportano resoconti di riunione anche con mille disoccupati napoletani che rivendicano un posto di lavoro nel più grande intervento urbanistico della città di Napoli, dopo l’epidemia di colera che aveva colpito duramente la città negli anni precedenti.
Mattia Carpinelli e Carmine Bonanni