Nuova giornata mondiale di azione contro la crisi climatica, il Global climate strike, venerdì 11 aprile: “In tutto il mondo nelle piazze, nelle strade, nelle scuole e ovunque potremo fare rumore per continuare a tenere alta l’attenzione su clima, ambiente e giustizia climatica”, si legge sul sito del Fridays for future Italia. 

L’organizzazione enumera i motivi della mobilitazione: per opporsi alla devastazione e allo scempio dell’ambiente, per opporre resistenza alle guerre in corso, allo sfruttamento delle persone, alla repressione e al riarmo in atto e perché solamente uniti in piazza insieme a tutto il mondo si può fare la differenza e fare sentire la propria voce di fronte all’inazione e all’inefficienza. 

Un significato in più

La giornata di protesta si svolge in un’attualità caratterizzata da revisionismo e negazionismo ambientale, accentuatosi con la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Primo fra tutti, il presidente statunitense si è schierato contro il Green deal, anche ratificando l’uscita dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, anche se non dalle Cop. In Europa, invece, sembra essere il governo italiano a fare da capofila con le dichiarazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e di uno dei suoi vice, Matteo Salvini, i quali chiedono rispettivamente revisione e stop del Green deal. 


Nell’analizzare questo panorama, alla vigilia del Global climate strike, il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, ci ricorda la necessità di “partire dalla premessa fondamentale che stiamo attraversando una crisi climatica senza precedenti che sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa della specie umana. C'è una necessità esistenziale di bloccare questa crisi e insieme un'opportunità per ridefinire un modello di sviluppo più sostenibile, dal punto di vista ambientale, sociale e anche industriale”.

Ambiente: questione culturale, politica e sociale 

Quindi Il punto è culturale, ma è anche politico perché “bisogna rilanciare una battaglia che sia politica verso un atteggiamento negazionista nei confronti del cambiamento climatico che è andato largamente al governo a varie latitudini del mondo, da Trump fino a i governi di destra che, ahimè, si stanno moltiplicando in Europa a partire dall'Italia. L'atteggiamento del governo italiano è un atteggiamento difensivo, reazionario e che mette a rischio la prospettiva della nostra manifattura a partire dal settore, ad esempio, dell'automotive. Il tentativo di rimettere in discussione il Green deal è un grande fronte sul quale le forze politiche, sociali, la società civile e i movimenti giovanili devono rilanciare un modello alternativo di società e di sviluppo che si fondi, appunto, su un rilancio degli investimenti partendo dalla sostenibilità ambientale e sociale”.

La giusta transizione

Giungiamo quindi a un concetto caro alla Cgil, quello di giusta transizione, con la quale “si intende quell'insieme di interventi e di politiche che accompagnino questo processo di trasformazione strutturale garantendo che nella fase di passaggio si evitino danni a partire, ad esempio, dall'occupazione – spiega Ferrari -. Bisogna dare vita a un processo di riconversione ambientale del nostro sistema produttivo e nel contempo difendere il lavoro con misure a livello continentale, non Stato per Stato. Per noi è necessario dare continuità allo schema del Next generation youth: indebitamento, strumenti, investimenti e beni tutti comuni". 

Uno degli obiettivi prioritari per il sindacato è la tutela dell'occupazione di quei settori maggiormente attraversati dalla necessità di riconversione: “Noi chiediamo, ad esempio, un sistema di nuovi ammortizzatori universali per garantire la tutela occupazionale, di accompagnamento delle persone con percorsi di formazione e un piano di investimenti  europeo per la riconversione della nostra industria”.

I rischi: dai posti di lavoro al riarmo

Senza l'intervento pubblico di programmazione è chiaro che “il rischio è quello di andare incontro a crisi occupazionali, con tutto quello che comporta, compresa la resistenza da parte degli stessi lavoratori, i quali devono essere riconvertiti, ma non devono perdere l’occupazione: non un solo posto di lavoro deve andare perso", afferma Ferrari rilanciando l’idea di un fondo sovrano europeo per trasformare in profondità il nostro modello di sviluppo”.

“Ci preoccupa moltissimo – prosegue poi –, oltre all'atteggiamento negazionista delle destre e di molti governi anche all'interno dell'Ue, questo folle piano di corsa al riarmo che è stato lanciato dalla comunità europea, che non garantirà maggiore sicurezza, ma fomenterà ulteriormente le tensioni geopolitiche e porterà a un modello industriale di sviluppo totalmente incompatibile con quello del Green deal. Con investimenti in armi non si creano buoni posti di lavoro e non si rilancia l'altro pilastro della nostra visione di Europa sostenibile, quello del welfare pubblico universale”. 

Fridays for future: largo ai giovani

Ferrari torna quindi all’appuntamento dell’11 aprile. Quando è nato il movimento Fridays for future, circa sette anni fa, c’è stata dapprima una grande esposizione, se non clamore, poi l’attenzione è andata scemando. Il suddetto momento di revisionismo ambientale potrebbe ora dare un nuovo impulso a quello che Christian Ferrari definisce “il protagonismo dei giovani nella battaglia contro il cambiamento climatico per un modello di sviluppo alternativo, un segnale di grande speranza e di grande valore politico”.

Marco Merlini

È chiaro che il movimento deve trovare degli sbocchi: “La responsabilità spetta innanzitutto alle forze politiche, ma anche alle organizzazioni di rappresentanza, come stiamo facendo anche noi come Cgil raccogliendo quella volontà di cambiamento e traducendola in azione concreta".

“Penso che siano i giovani, che sentono più di qualsiasi altro l'urgenza di contrastare il cambiamento climatico, ad avere lo sguardo molto più di prospettiva rispetto alle generazioni precedenti – afferma il segretario della Cgil nazionale -. Il punto è sostenere questi movimenti. Ecco perché abbiamo rafforzato ancor di più l'alleanza con questi movimenti giovanili, condividendo con loro una piattaforma Fridays for Future-Cgil, nella quale si mettono insieme soluzioni per il contrasto ai cambiamenti climatici, trasformazione dei processi produttivi, come dei consumi e degli stili di vita con la centralità del lavoro”.

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