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Una capitale circolare per rilanciare un progetto alternativo al termovalorizzatore di Roma, considerato una soluzione sbagliata perché obsoleto e inquinante. Le proposte per la chiusura del ciclo dei rifiuti arrivano da Cgil Roma e Lazio e da Legambiente regionale in un documento comune costruito per raccontare le grandi opportunità dell’economia circolare nel territorio capitolino e per mettere al centro investimenti per la raccolta differenziata.
Il punto di partenza è la crisi che sta vivendo la città: dopo il rogo dell’impianto di gestione Tmb di Malagrotta, almeno 15 mila le tonnellate sono rimaste a terra negli ultimi 30 giorni, la differenziata è diminuita di almeno un punto percentuale su base mensile, è peggiorata la qualità della raccolta, l’azienda municipalizzata Ama ha fatto registrare extra costi per almeno 20 milioni di euro. Si tratta di un’emergenza che durerà certamente fino a luglio e che potrebbe ripresentarsi in autunno, avvertono Cgil e Legambiente, perché non sono state prese iniziative straordinarie, non c’è un piano industriale di Ama, non è stata implementata la differenziata e non c’è stato un confronto con le parti sociali.
Eppure le soluzioni ci sarebbero e non sono l’inceneritore, bocciato sotto tutti i profili: è una tecnologia vecchia e climalterante, non elimina il ricorso alla discarica, distrugge materia che può essere recuperata, per realizzarlo occorre un investimento di quasi un miliardo di euro che condiziona per almeno vent’anni le scelte in materia di smaltimento dei rifiuti. In più, ha un effetto negativo nella creazione di nuovi posti di lavoro. “L’inceneritore non cambia la qualità di questa città che resterà sporca – dichiara Michele Azzola, segretario generale Cgil Roma e Lazio -, costa un mucchio di denari che pagherà la collettività e condannerà Roma ad avere la tariffa rifiuti più alta d’Italia, perché l’Europa dal 2026 inizierà a tassare la CO2 prodotta da questo genere di impianti”.
Le proposte presentate dal sindacato e dall’associazione ambientalista partono da una riduzione del 12 per cento della produzione totale dei rifiuti, un piano per la raccolta differenziata al 72 per cento entro il 2035 per rispettare gli obiettivi dell’Unione Europea e sei nuovi capitoli di differenziata da intercettare: rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, pannolini, tessile, terre di spazzamento, scarti da edilizia, plastiche miste. Grazie a queste nuove frazioni e alle altre azioni messe in campo si dovrebbe arrivare a ridurre l’indifferenziato contenendolo a quota 228.589 tonnellate all’anno, meno 51 per cento rispetto all’attuale, da gestire con gli impianti in esercizio e con le nuove e future tecnologie. Con un beneficio straordinario anche per l’occupazione: secondo i calcoli del sindacato, si potrebbero creare 386 posti di lavoro ogni 10 mila tonnellate di rifiuti sottratti all’incenerimento nella filiera dell’economia circolare.