Una piattaforma comune Cgil e Fridays for Future per promuovere azioni contro la crisi climatica, il lavoro libero, ben retribuito e di qualità, la giusta transizione, la pace. È questo l’accordo sottoscritto dalla confederazione di corso d’Italia e il movimento per il Global climate strike che domani, 11 aprile, torna a scioperare in tutta Italia contro un’economia di guerra e una gestione dei territori e delle città diventata securitaria e per la realizzazione di una piena riconversione ecologica. Molte le piazze e le iniziative da Nord a Sud, dove la Cgil sarà al fianco dei ragazzi dei Fridays, da Torino a Trento, da Milano a Roma, da Catania a Bari, Trapani, Caltanissetta.

Tanti i punti contenuti e approfonditi nella piattaforma, a cominciare dalla disinformazione: si vuole contrastare la narrativa dominante che demonizza la transizione ecologica, soprattutto il Green Deal, accusata di aumentare i costi energetici e della mobilità, di far perdere posti di lavoro a seguito della delocalizzazione delle industrie, di ampliare le disuguaglianze, mentre in realtà è l’opposto.

Lavoro, saldo positivo

Al centro delle rivendicazioni c’è l’occupazione. La transizione energetica ha un saldo occupazionale positivo, come attestano tutti gli studi. L’Agenzia internazionale dell’energia ne stima più del doppio al 2030, in uno scenario a emissioni nette zero nel 2050. Lo stesso governo nel Pniec, Piano energia e clima, pur con scenari di transizione tutt’altro che ambiziosi, stima circa 168 mila occupati temporanei aggiuntivi rispetto a quelli calcolati nel caso di politiche invariate nel periodo 2024-2030 e un saldo occupazionale positivo di 17 mila unità permanenti nel settore della produzione di elettricità al 2030.

A questi vanno aggiunti i posti per la tutela degli ecosistemi e il ripristino della biodiversità, per le azioni di adattamento al cambiamento climatico, per garantire servizi pubblici di qualità per tutti, mobilità, diritto all’abitare, sanità, istruzione, ricerca.

Giusta transizione

“Vogliamo una giusta transizione ecologica – si legge nel testo della piattaforma Cgil-Fff -: pianificazione degli obiettivi e dei tempi della transizione, politiche industriali e di ricerca e sviluppo per la riconversione ecologica del sistema produttivo, investimenti, creazione di nuova e buona occupazione, blocco dei licenziamenti, ammortizzatori sociali, contrasto alle delocalizzazioni, riqualificazione professionale, protezione sociale universale, condizionalità sociali per gli aiuti di Stato, riconversione industriale con incremento qualitativo e quantitativo dell’occupazione, garanzia di servizi pubblici di qualità per tutti, contrasto alla povertà energetica e accesso garantito alla mobilità sostenibile”.

Referendum su lavoro e cittadinanza

La piattaforma è chiara sui referendum proposti dalla Cgil sul lavoro e su quello della cittadinanza: si chiede un lavoro libero, ben retribuito e di qualità e una società inclusiva: “Votando sì ai 5 quesiti referendari, possiamo decidere direttamente e migliorare le nostre condizioni di vita e di lavoro, abrogando le norme che hanno impoverito il lavoro e reso le lavoratrici e i lavoratori meno protetti e più ricattabili e quelle che negano il diritto di cittadinanza alle persone che vivono, lavorano, contribuiscono e crescono nel nostro Paese”.

Nota dolente, l’energia

Per l’autonomia e la sicurezza energetica e per ridurre i prezzi, si chiede di investire su un sistema 100 per cento rinnovabile, a partire dal risparmio e dall’efficienza, producendo da fonti alternative in un’ottica di economia circolare. Poiché il governo ha scelto di diversificare le importazioni di gas, per sostituire quello russo, sta facendo “un regalo alle aziende petrolifere che non risponde minimamente alle esigenze dei cittadini e delle imprese, perché non risolve il caro bollette e non garantisce la sicurezza energetica nazionale ma continua a causare emissioni, impedendo la transizione.

“Il Gnl (gas naturale liquefatto, ndr) – si afferma nella piattaforma - ha emissioni complessive simili al carbone. Rivendichiamo una reale transizione ecologica che miri a convertire il sistema energetico alle fonti rinnovabili da cui il nostro Paese può trarre un grande potenziale beneficio”.

Transizione democratica

Tra i tanti punti della piattaforma, la richiesta di realizzare un processo di transizione partecipativo, governato democraticamente e dal basso, anche per evitare speculazioni energetiche, guidata da un forte ruolo dello Stato in economia, anche con la creazione diretta di posti di lavoro nella tutela dei beni comuni, in ricerca e sviluppo e nelle infrastrutture di produzione e distribuzione delle energie rinnovabili.

Secchi poi i no alla neutralità tecnologica, alla gradualità della transizione, all’aumento delle spese militari, allo smantellamento del Green Deal. Infine, i costi della giusta transizione che non possono essere scaricati su lavoratori, studenti, pensionati, ma vanno recuperati anche attraverso la tassazione dei profitti, degli extraprofitti, dei grandi patrimoni e della ricchezza, con la lotta all’evasione fiscale e contributiva e con un sistema tributario progressivo ed equo.

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