Stop alle fossili, giusta transizione, no al greenwashing e alle false soluzioni, più finanziamenti per il clima. Sono alcune delle rivendicazioni della Settimana globale di azione per la finanza climatica e un futuro senza fossili, che mette insieme due campagne, la Global Fight to End Fossil Fuels e la #PayUp Climate Finance.

Otto giorni durante di mobilitazioni e iniziative di informazione e pressione sui cambiamenti climatici con un calendario di eventi nei quattro angoli del Pianeta.

Dal 13 al 20 settembre

Si parte il 13 settembre con una 24 ore dedicata al tema dell’uscita dalle fonti fossili, il 14 sarà la volta della giusta transizione, il 15 quella delle istituzioni finanziarie internazionali e banche multilaterali di sviluppo, il 16 è incentrato sulla giustizia fiscale, il 17 sulle false soluzioni, il 18 focus sulla giustizia sul debito, il 19 la demilitarizzazione. La settimana, a cui la Cgil ha dato il suo sostegno, si chiude il 20 settembre con la questione della finanza per il clima.

I summit 2024

La 29esima conferenza Onu sul clima, la Cop 29, dall’11 al 22 novembre a Baku in Azerbaijan, si avvicina. A New York il 22 e 23 settembre si terrà il Summit of the Future delle Nazioni Unite, che adotterà il Patto per il futuro, un elenco di sessanta azioni su vari temi, sviluppo sostenibile e finanziamento dello sviluppo, pace e sicurezza internazionale, scienza e tecnologia. Sempre a New York il 23 e 24 settembre si svolgerà il Global Renewables Summit, il primo vertice di alto livello pubblico-privato per discutere di come triplicare la produzione di energie rinnovabili entro il 2030.

Richieste per la giustizia climatica

“Sono appuntamenti importanti in vista dei quali è essenziale ribadire le richieste del movimento per la giustizia climatica e sociale e aumentare la pressione pubblica verso governi, istituzioni internazionali e aziende per un’azione radicale e urgente – dichiara Christian Ferrari, segretario confederale Cgil –. Il tempo per affermare una trasformazione radicale nei nostri sistemi sociali, economici e politici è adesso, prima che sia troppo tardi. La nostra adesione alla campagna Global week of Action e alla Cop29 Coalition sono due tappe dell’azione che stiamo portando avanti da anni”.

L’obiettivo è evitare che questi incontri si traducano, come troppo spesso accade, in fallimenti annunciati, segnati dalle pressioni delle lobby, che ignorano la volontà e le richieste di pace, giustizia e diritti che vengono dai popoli.

“Per questo è importante mobilitarsi – aggiunge Ferrari –, agire dal livello globale a quello locale, rafforzare le alleanze e le reti di collaborazione con chi condivide le stesse preoccupazioni e rivendicazioni”.

Questioni centrali

Le questioni centrali sono ancora lontane dall’essere risolte: la finanza per il clima, oggetto della Cop di Baku, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, la giusta transizione ecologica. Le conferenze Onu sul clima, ma anche i G7 e G20 che si sono succeduti, non hanno assunto decisioni all’altezza della situazione.

I Paesi del Nord del mondo, che hanno maggiori responsabilità e potenzialità economiche, finora hanno fallito, sia per quanto riguarda le azioni dirette che nella fornitura di finanziamenti per il clima al Sud globale, un obbligo a cui si sono impegnati con la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Somme come briciole

D’altra parte gli investimenti rappresentano una parte fondamentale: le somme erogate sono briciole rispetto ai trilioni di euro necessari per sovvenzionare le esigenze e le priorità climatiche delle persone e dei Paesi più poveri per la mitigazione, l’adattamento, le perdite e i danni e per una giusta transizione.

Con la giusta volontà politica le risorse possono essere trovate: investimenti pubblici e privati, applicazione del principio secondo il quale chi inquina paga con un’adeguata tassazione, aumento della tassazione sugli extra profitti, eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, dei finanziamenti ai combustibili fossili, delle spese in armi e in operazioni militari.

Limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C e garantire la vivibilità sul Pianeta è possibile ma ci vogliono governi che facciano scelte anche di politica energetica e industriale compatibili con gli obiettivi di decarbonizzazione e di sviluppo sostenibile.