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"Le dichiarazioni del presidente Zaia su ritorno al nucleare e nuove trivellazioni nell'alto Adriatico vanno, a nostro avviso, nella direzione sbagliata". Così il commento di Christian Ferrari, segretario generale Cgil Veneto. "E a corroborare questa convinzione sono i fatti, i numeri. La crisi energetica che colpisce drammaticamente le imprese e le famiglie, in particolare le più fragili, è un gravissimo problema. Servono soluzioni immediate, sia attraverso maggiori sostegni economici sia risolvendo le tensioni geopolitiche che stanno incidendo pesantemente sui costi del gas. Anche questa volta, la pace - oltre a essere la strada giusta e doverosa - è la più conveniente per tutti.
Le soluzioni invece del nucleare “sicuro” (ammesso e non concesso che sia già disponibile una tecnologia priva di rischi) e dell'aumento della produzione nazionale di gas sono semplicemente illusorie. Se iniziassimo oggi a costruire nuove centrali, diventerebbero operative non prima di vent'anni. E proviamo solo a immaginare le tensioni che causerebbe la scelta di localizzarle nel nostro territorio regionale. Anche le nuove estrazioni di gas presentano le stesse contraddizioni: aumenterebbero marginalmente la produzione e lo farebbero tra molti anni. Un tempo che non ci possiamo permettere. Nomisma, non certo un'associazione ambientalista, sostiene che servirebbe almeno un decennio per aumentare significativamente la produzione di gas. Comunque, se anche riuscissimo a raddoppiarla, non riusciremmo a coprire nemmeno il 10% del nostro fabbisogno. Con effetti pressoché nulli sui prezzi, determinati attualmente a livello europeo.
C'è, infine, il non trascurabile dettaglio di due referendum che hanno bocciato il nucleare. Il secondo, celebrato nel 2011, ha visto il sostegno dello stesso presidente del Veneto. Zaia, inoltre, ha votato a favore del no alle trivellazioni nel referendum del 2016 che, però, non ha raggiunto il quorum. Le sue dichiarazioni, quindi, oltre che sbagliate, smentiscono clamorosamente sue convinzioni che sembravano radicate. Ma, al di là di singole prese di posizione, la sensazione è che da più parti ci sia il tentativo di trasformare la crisi energetica in corso in un gigantesco alibi per frenare, o addirittura arrestare, la conversione ecologica del sistema produttivo da cui dipende lo stesso futuro del pianeta. Non ci sono alternative a una accelerazione sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico (come stanno già facendo le imprese più lungimiranti), gestendo la transizione con realismo ma senza puntare su soluzioni velleitarie che guardano al passato".