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In Toscana le forti piogge provocano inondazioni, esonda il Bisenzio, si teme per il livello del fiume Arno, il bilancio provvisorio è di cinque morti, un disperso e 40 mila utenze senza luce. A Campobasso le raffiche di vento fanno crollare la parete di una palestra, strade bloccate e scuola chiuse, come in alcuni comuni della Campania. A Milano dopo gli allagamenti dei giorni scorsi, è di nuovo allarme per il Seveso.
Sono i danni causati dalla tempesta extratropicale Ciaran che sta passando sull’Italia dopo aver colpito giovedì la Francia e il Nord Europa, dove questo primo grande ciclone della stagione ha provocato dieci morti e le raffiche hanno raggiunto anche i 200 chilometri orari.
Politiche pro-fossili
“Esprimiamo solidarietà alle popolazioni dei territori colpiti e vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro cari – dichiara Simona Fabiani, responsabile delle politiche per il clima, il territorio e l'ambiente e giusta transizione della Cgil -. Le condizioni drammatiche di questi giorni saranno sempre più frequenti. Con la crisi climatica i fenomeni meteorologici estremi avverranno sempre più spesso e saranno più violenti. Per questo non possiamo accettare le politiche pro-fossili del governo. Non è più solo inazione, l’esecutivo è seriamente impegnato ad agire per peggiorare la situazione”.
I tagli in manovra
La legge di bilancio appena approdata al Senato, infatti, non prevede nulla a favore della difesa del territorio e dell’ambiente, per la prevenzione e la mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Al contrario, taglia. “Taglia i fondi al ministero dell’Ambiente – aggiunge Fabiani -, introduce l’assicurazione obbligatoria per le imprese contro i rischi catastrofali per evitare di pagare i danni, non mette risorse per la giusta transizione ecologica né per l’adattamento al cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico”.
Ambiente e territorio senza soldi
7 miliardi 700 milioni di euro in meno per il 2024, 10 miliardi 130 milioni in meno per il 2025: sono le riduzioni per il dicastero dell’Ambiente previste in manovra. Le voci più consistenti in termini di tagli, quella per la tutela, la conservazione e la valorizzazione della fauna e della flora (4,8 miliardi), e per la tutela e la gestione delle risorse idriche e del territorio e la prevenzione del rischio idrogeologico (1 miliardo).
“Invece, la legge di bilancio prevede 11,63 miliardi per il ponte sullo stretto di Messina e non taglia i sussidi ambientalmente dannosi, che dovrebbero essere eliminati entro il 2025 e per i quali nel 2021 sono stati spesi 22,4 miliardi, di cui 14,5 per sostenere le fonti fossili – dice la rappresentante sindacale Fabiani -. Le disposizioni per promuovere le rinnovabili restano marginali rispetto all’idea di puntare a fare dell’Italia l’hub del gas e dello stoccaggio della CO2, come anticipato dal piano nazionale integrato energia e clima e come fa presagire il piano Mattei. Il decreto attuativo per le comunità energetiche rinnovabili è bloccato da più di un anno e il decreto per le aree idonee per l’installazione di impianti per le rinnovabili è fermo perché manca la pronuncia della conferenza Stato-Regioni. Basta chiamarlo maltempo, ci sono precise responsabilità politiche”.
Più violenza, più danni
“L’autunno è la stagione delle alluvioni e dei dissesti in tutta Italia, ma il riscaldamento globale li rende più intensi e li amplifica, provocando più danni – spiega Luca Mercalli, climatologo e divulgatore -. Questa maggiore potenza dei fenomeni colpisce un Paese come l’Italia che si trova già in una situazione critica e che da sempre è esposto. Le allerte meteo sempre più precise e tempestive e l’intervento efficace e puntuale della nostra protezione civile che è di altissimo livello consentono di limitare danni e vittime. Le alluvioni in Emilia Romagna lo dimostrano. D’altra parte non stiamo facendo niente per gestire il territorio: continuiamo a cementificare e a costruire nelle zone a rischio e questo aumenta la vulnerabilità. Lo scetticismo climatico è diffuso a tutti i livelli, anche governativo, il clima non è trattato come una priorità e questo impedisce una vera programmazione di interventi e investimenti”.
2,4 metri quadrati al secondo
Stando all’ultimo rapporto Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in Italia nel 2022 il consumo di suolo ha accelerato arrivando alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo e avanzando, in soli dodici mesi, di altri 77 chilometri quadrati, oltre il 10 per cento in più rispetto al 2021. La logistica e la grande distribuzione organizzata rientrano tra le principali cause, ma anche la costruzione di edifici, parcheggi e infrastrutture, l'apertura di nuove aree estrattive e l'installazione a terra di impianti fotovoltaici.
Stop al consumo di suolo
“I danni che produce sono evidenti – dice Simona Fabiani -: la temperatura delle aree urbane cresce all’aumentare della densità delle coperture artificiali, raggiungendo anche 43 e 46 °C, si incrementa l’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico, sismico e di frana, diminuisce la disponibilità di aree per l’agricoltura, aumentano i costi e i danni legati alla perdita dei servizi ecosistemici. Queste condizioni, che si sommano alla fragilità ambientale e agli effetti della crisi climatica, rendono improrogabile l’approvazione di una legge per fermare il consumo di suolo”.
“La decarbonizzazione va affrontata con urgenza e radicalità – conclude Fabiani -, è essenziale puntare sul risparmio e l’efficienza energetica, lo sviluppo delle rinnovabili, l’economia circolare, la mobilità sostenibile, così come investire nell’adattamento al cambiamento climatico e nella tutela della biodiversità. Solo così avremo la possibilità di contrastare la crisi climatica, evitare morti e distruzione e puntare alla piena occupazione”.