Mentre l’Unione Europea mira a raggiungere la carbon neutrality, cioè la neutralità climatica, al 2050, e a ridurre le emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030, che cosa sta facendo l’Italia? Come si sta muovendo nel settore strategico della produzione dell’energia e dell’efficienza? “Il Pniec, Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, ha sostanzialmente superato l’esame europeo, con alcune prescrizioni riferite soprattutto alle previsioni di riduzione delle emissioni del CO2 – spiega Emilio Miceli, segretario confederale Cgil -. Usciremo dal carbone nel 2025, delineando una transizione legata all’uso del gas naturale, mentre la Germania ha fissato la data al 2038”.
Su questo fronte siamo avanti, quindi, avvantaggiati anche dalla composizione del cosiddetto mix per la produzione di energia elettrica: fonte rinnovabile 40,83 per cento, gas naturale 39,06 per cento, carbone 12,47, nucleare 4,11, altre fonti 2,9. Contro la composizione del mix in Europa che è: carbone 23,6 per cento, gas naturale 27,4 per cento, nucleare 17,8 per cento, fonti rinnovabili 23,9 per cento. Rimane il punto cruciale del costo dell’energia elettrica: in Italia è di oltre il 25 per cento in più rispetto agli altri Paesi, Germania in testa.