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L’1 per cento delle persone più ricche del Pianeta ha generato nel 2019 la stessa quantità di gas serra dei due terzi dell’umanità. È una di quelle affermazioni che fa subito pensare a Paperon de’ Paperoni e a un mondo fatto di cartone, invece le cose stanno davvero così.
I conti li ha fatti la Ong Oxfam con un nuovo studio realizzato in collaborazione con lo Stockholm Environment Institute, mirato a dimostrare, dati alla mano, che cosa significa giustizia climatica. Anzi, ingiustizia climatica se si pensa che in un anno una persona che fa parte di quell’1 per cento più ricco genera gli stessi gas a effetto serra che chiunque di noi produrrebbe in 1500 anni di vita.
Le conseguenze di questo inquinamento però non le paga quell’1 per cento, le paghiamo tutti e soprattutto coloro che hanno emesso davvero poco: il 97 per cento di quanti sono colpiti dai disastri climatici vive infatti nei Paesi in via di sviluppo.
“Mentre la gente comune in tutto il mondo deve far fronte a prezzi sempre più alti per il cibo e per i prodotti alimentari – si legge nel report di Oxfam -, i più ricchi vedono le loro fortune crescere inesorabilmente. Donne, persone di colore, popoli indigeni e altri gruppi emarginati si trovano nella fase finale del collasso climatico, i giovani e le generazioni future dovranno affrontare le conseguenze dei fallimenti nell’affrontare il cambiamento climatico. Queste non sono crisi separate”.
Ma in che proporzione la popolazione mondiale contribuisce alle emissioni di CO2? Partiamo dalla base della piramide: il 50 per cento più povero dell’umanità è responsabile di appena l’8 per cento delle emissioni legate ai consumi. Il 40 per cento provoca il 43 per cento. Tutto il resto, cioè quasi il 50 per cento del totale, è generato dal 10 per cento della popolazione più ricca.
Al top del top c’è poi un 1 per cento di super ricchi che sono anche dei super inquinatori, dato che sono responsabili del 16 per cento delle emissioni globali di carbonio, l’equivalente di quanto emette il 66 per cento più povero: 77 milioni di persone, su un totale di circa 8 miliardi, che intossicano il Pianeta con i loro viaggi sui jet privati, con i loro investimenti finanziari, che spesso privilegiano settori dall’impatto climatico e ambientale catastrofico, la loro influenza sui media, sull’economia e sulla politica. Se non è ingiustizia climatica questa.
Ma i record negativi dei super Paperoni non si fermano qui. Le loro emissioni globali ogni anno annullano il risparmio di carbonio di quasi un milione di turbine eoliche installate a terra, vanificando dunque gli sforzi fatti da altri, e sono sufficienti a causare 1,3 milioni di morti provocate dal caldo. Di questo passo nel 2030 dovrebbero essere 22 volte superiori al limite di sicurezza, se vogliamo rimanere al di sotto di 1,5°C di riscaldamento globale.
“Una tassa del 60 per cento sui redditi dell’1 per cento dei super-ricchi a livello globale ridurrebbe le emissioni di carbonio equivalente a più delle emissioni totali del Regno Unito, raccogliendo 6,4 trilioni di dollari per finanziare le energie rinnovabili e l’abbandono dei combustibili fossili” fa notare il report di Oxfam.
È la proposta dell’associazione per controbilanciare questa ingiustizia. Tassare i grandi patrimoni consentirebbe ai privilegiati di continuare a vivere nella loro bambagia e ai governi di incassare 6.400 miliardi di dollari all’anno. In Europa Oxfam con la campagna La grande ricchezza chiede all’Unione di introdurre un’imposta in sostituzione delle patrimoniali esistenti, per finanziare sanità, scuola, lavoro e lotta ai cambiamenti climatici: se applicata in Italia a quei 50 mila italiani più ricchi, con un patrimonio netto al di sopra dei 5,4 milioni di euro, l’imposta potrebbe produrre risorse fino a 16 miliardi di euro all’anno.