Nigeria, Giappone, Brasile, Kenya, India, Senegal, Australia, Bangladesh, Italia, Libano, Stati Uniti, Nepal, Pakistan, Zimbabwe. Sono alcuni degli oltre 50 Paesi nei cinque continenti che hanno preso parte alla Global week of Action, la Settimana di azione globale per la finanza climatica e un futuro senza fossili, che mette insieme due campagne, la Global Fight to End Fossil Fuels e la PayUp Climate Finance.

Otto giorni, dal 13 al 20 settembre, durante i quali si sono svolti mobilitazioni, iniziative, eventi, proteste pacifiche per denunciare i danni che l'industria dei combustibili fossili sta arrecando alle comunità e agli ecosistemi e per inviare un messaggio ai governi, alle istituzioni pubbliche, ai finanziatori privati ​​e alle aziende affinché attuino urgentemente un'eliminazione graduale rapida, equa e finanziata dei combustibili fossili per prevenire un'ulteriore catastrofe climatica.

In Africa si sono tenuti più di 70 eventi in oltre 20 Paesi, che vanno da raduni a spettacoli teatrali, con Kenya e Nigeria che hanno ospitato ciascuno più di 10 azioni. In Asia ci sono state almeno 70 dimostrazioni coordinate in 62 città nelle Filippine, Indonesia, Thailandia, Giappone, Nepal, Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka e India, molte delle quali hanno avuto come obiettivo le centrali elettriche a carbone e la protesta contro l'allarmante espansione di nuovi progetti fossili nella regione.

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Per essere conformi all'obiettivo dell'Accordo di Parigi del 2015, la transizione da petrolio, gas e carbone deve essere effettuata a un ritmo e su una scala tali da mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C. Molti Paesi del Nord globale però stanno andando nella direzione opposta. Continuano la loro espansione dei combustibili fossili, forniscono miliardi in sussidi e ne sostengono persino l’allargamento nel Sud globale con investimenti pubblici e privati.

"La crisi climatica sta aumentando rapidamente, eppure l'uso e la capacità globali del carbone sono ai massimi storici – ha dichiarato Lidy Nacpil, dell'Asian Peoples Movement on Debt and Development -. Le nazioni del Nord del mondo ne stanno finanziando l'espansione in Asia, nonostante l'impegno dei loro leader alla COP28 di accelerare la transizione. La nuova domanda di elettricità può essere soddisfatta con le rinnovabile, che sono meno costose, più rapide da costruire, più facili da rendere accessibili a tutte le comunità e riducono la dipendenza".

Una fine giusta, rapida ed equa dei combustibili fossili è stato il tema della prima giornata di mobilitazione. Le richieste della campagna sono precise: fermare le nuove licenze e i nuovi permessi, nessun finanziamento pubblico né privato, eliminazione graduale delle infrastrutture esistenti, in linea con il limite di temperatura di 1,5 °C, e un piano globale, come un trattato sui combustibili fossili, per garantire che ogni Paese faccia la sua parte.

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Al centro della seconda, la giusta transizione, un'opportunità cruciale per ridefinire i sistemi di produzione, consumo e distribuzione delle risorse che attualmente perpetuano dinamiche estrattive, coloniali e patriarcali inquadrate nell'eccessiva sete di crescita economica.

La lotta per il clima passa anche e soprattutto attraverso la finanza, protagonista delle tante sfide che stiamo vivendo, la povertà e le crescenti disuguaglianze. Focus della terza giornata, le istituzioni finanziarie internazionali e le banche multilaterali di sviluppo, che svolgono un ruolo centrale nel sistema economico globale.

“Abbiamo bisogno di un cambiamento di pensiero e di spostare i flussi finanziari dal danno, e cioè da combustibili fossili e spese militari, a soluzioni mirate alle persone, ovvero giusta transizione, adattamento, energia rinnovabile” sostengono gli organizzatori della Global week of Action.

Giustizia fiscale, basta false soluzioni, giustizia del debito, demilitarizzazione e, per ultimo, pagare per il finanziamento del clima, gli altri obiettivi della Settimana globale, importanti anche in vista dei prossimi appuntamenti internazionali: la Climate Week NYC, dal 22 al 29 settembre, quando i leader mondiali si riuniranno per l'Assemblea generale delle Nazioni unite, il primo Summit Onu sul futuro, dove verrà concordato un Patto per il futuro, e la Cop 29, il vertice delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Baku (Azerbaijan) dall’11 al 22 novembre. Tutti vertici in cui si dovrebbe arrivare a decisioni importanti per affrontare la crisi climatica, da cui però siamo ancora molto lontani.