PHOTO
Guerra, caro bollette, gas, crisi climatica e lavoro: tutto è intrinsecamente collegato. È per questo che il 25 marzo Fridays For Future, in occasione dello sciopero globale per il clima, scende in piazza in tutto il mondo per dar vita a una grande mobilitazione condivisa con tante realtà sociali, con l’obiettivo di far emergere i nessi tra le diverse rivendicazioni e unire tutti sotto un’unica lotta.
In questi giorni stiamo assistendo a rincari record del gas e dei carburanti, con bollette salate che ancora una volta pesano sulle fasce più deboli della popolazione, andando ad aggravare una già fragile situazione sociale, acuita dalla pandemia. Un salasso esacerbato dalla speculazione messa in atto dalle compagnie energetiche e permessa dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che anziché tassare in maniera decisa gli extraprofitti delle compagnie fossili come Eni, se non con una misera tassa del 10 per cento, pensa a tagliare gli incentivi su idroelettrico e fotovoltaico.
Chiariamo subito una cosa: se ci ritroviamo in questa situazione nel 2022 non è solo perché i potenti continuano a farsi la guerra tra loro anziché cooperare per risolvere la crisi climatica, ma anche a causa di politiche energetiche scellerate, che da anni ci legano al fossile e alla dipendenza estera. Siamo in questa situazione perché i governi che si sono susseguiti in questi anni hanno preferito finanziare dittatori (dalla Russia all'Arabia Saudita), anziché sviluppare fonti low carbon in Italia. Perché le nuove installazioni rinnovabili sono pressoché ferme dal 2012 e i nuovi progetti giacciono nei cassetti del Ministero, impantanati nella burocrazia.
Ogni giorno l’Italia paga circa 80 milioni di euro alla Russia per le importazioni di gas, petrolio e carbone, che vanno direttamente a finanziare armi per la guerra. Soldi che potremmo non pagare più se davvero intraprendessimo un serio processo di transizione energetica. Per far fronte a questa crisi, la diversificazione degli approvvigionamenti di gas appare la soluzione più scontata nell'immediato, ma già da domani dovremo invece accelerare e sbloccare le autorizzazioni per le nuove installazioni rinnovabili, ma anche rendere più accessibili strumenti come il Superbonus per l'efficientamento energetico, che risulta anche un incredibile volano economico, creando migliaia di nuovi posti di lavoro.
In media, le fonti rinnovabili creano il triplo dei posti di lavoro delle fonti fossili e garantiscono un lavoro più dignitoso, di qualità e ben retribuito. Da Civitavecchia a Taranto, molte vertenze sindacali aperte hanno evidenziato come continuare a portare avanti questo sistema fossile non sia solo drammaticamente pericoloso per il clima e la salute collettiva, ma anche fortemente penalizzante in termini di unità lavorative, scardinando di fatto la diffusa modalità del ricatto tra lavoro e ambiente.
La data del 25 marzo è strettamente legata a quella del 26 marzo, quando scenderemo in piazza a Firenze con i lavoratori e le lavoratrici della Gkn di Campi Bisenzio, azienda metalmeccanica di semiassi a rischio chiusura. Non può esistere una contrapposizione tra la questione ambientale e la questione sociale, perché tutto è estremamente interconnesso. E non è possibile alcuna giustizia climatica senza mettere in condizione milioni di persone di sottrarsi alle condizioni di precarietà lavorativa e salariale. È necessario una volta per tutte sancire lo stop alle delocalizzazioni, che semplicemente spostano altrove i problemi ambientali e climatici, senza risolverli.
Scendiamo in piazza per un mondo diverso, che non lasci indietro nessuno. Costruiamo una nuova società equa, libera dai combustibili fossili, senza guerre e devastazioni, che sappia sconfiggere l’incombente minaccia della crisi climatica. Noi ci siamo, vi aspettiamo a bordo.
Stefano Ditella è attivista di Fridays For Future Italia