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Mentre l'Italia è alle prese con la crescente crisi climatica, è fondamentale esaminare attentamente l'efficacia delle soluzioni proposte. La tecnologia e l'innovazione sono fondamentali per accelerare la decarbonizzazione, ma i decisori politici e le aziende devono essere giudiziosi nel modo in cui vengono selezionate e implementate: ci sono molte tentazioni, o "false soluzioni", che potrebbero non ridurre sostanzialmente le emissioni e diventare una forma di greenwashing, creare altri rischi inaccettabili o essere semplicemente sprechi non funzionali.
Questo il tema della quinta giornata della Global week of Action, dal 13 al 20 settembre mobilitazioni, iniziative e un calendario di eventi sui cambiamenti climatici.
Sebbene vengano promosse varie strategie, molte di esse, come l'energia nucleare, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, il gas come combustibile di transizione, l'idrogeno blu, i crediti di carbonio, la geoingegneria e il combustibile da biomassa, non riescono ad affrontare le cause profonde del cambiamento climatico e potrebbero persino esacerbare il problema. Ecco perché queste cosiddette soluzioni sono carenti e cosa dovrebbe prendere in considerazione l'Italia per un approccio veramente rigenerativo.
Nucleare, scommessa rischiosa
L'energia nucleare è spesso pubblicizzata come un'alternativa a basse emissioni di carbonio ai combustibili fossili, ma i suoi rischi ambientali e sociali ne oscurano i benefici. In Italia, dove l'energia nucleare è stata precedentemente abbandonata dopo il disastro di Chernobyl, la reintroduzione dell'energia nucleare significherebbe dover gestire rifiuti pericolosi, potenziali incidenti, costi enormi e l'opposizione dei cittadini. Inoltre, non affronta la necessità di sistemi energetici decentralizzati e rinnovabili che sono essenziali per un futuro sostenibile.
Miraggio cattura del carbonio
La cattura e lo stoccaggio del carbonio, che comporta la cattura delle emissioni di CO2 dalle centrali elettriche e il loro stoccaggio sottoterra, è spesso salutata come un modo per ridurre i gas serra. Tuttavia, la Ccs non elimina il problema alla radice, ma ne ritarda semplicemente la risoluzione. La tecnologia è costosa, ad alta intensità energetica e non è stata provata su larga scala. In Italia, concentrarsi sulla Ccs può distogliere risorse da investimenti più efficaci nelle energie rinnovabili.
Gas come transizione: false promesse
A volte promosso erroneamente come combustibile "ponte" verso le rinnovabili, il gas è un potente gas serra che richiede perforazioni e infrastrutture invasive e inquinanti per la sua estrazione e il suo trasporto, bloccandoci per decenni in più nei combustibili fossili. La dipendenza dell'Italia dal gas perpetua l'infrastruttura dei combustibili fossili e ritarda la necessaria transizione verso fonti di energia veramente rinnovabili come l'eolico e il solare.
L’idrogeno blu è sopravvalutato
L'idrogeno blu, prodotto dal gas naturale con Ccs, viene falsamente pubblicizzato come una fonte di energia pulita, ma la sua produzione ad alta intensità energetica si basa sui combustibili fossili! L'impatto ambientale delle perdite di metano durante l'estrazione e il trasporto mina ulteriormente i presunti benefici. L'Italia dovrebbe invece investire nell'idrogeno verde, prodotto da fonti energetiche rinnovabili, che offre un'alternativa più pulita.
L’autoinganno dei crediti di carbonio
I crediti di carbonio sono spesso utilizzati dalle aziende per "compensare" le proprie emissioni anziché ridurle, ad esempio per piantare una foresta in un'altra parte del mondo. Questo sistema scarsamente regolamentato porta a pratiche di greenwashing ridicole, in cui le aziende acquistano crediti per mantenere attività inquinanti finanziando progetti discutibili, e potrebbero non valere nulla se, ad esempio, la foresta piantata brucia. La corsa alla terra da rigenerare ha portato anche all’accaparramento delle terre e alle violazioni dei diritti umani. In Italia questo approccio può indurre in errore le parti interessate facendole credere che gli obiettivi di riduzione delle emissioni siano stati raggiunti, quando in realtà siamo molto lontani dall'obiettivo e nel regno dell'autoinganno.
Biomassa: una soluzione complicata
Il combustibile da biomassa viene presentato come un'alternativa rinnovabile, ma alcune forme di bioenergia in realtà aumentano le emissioni di gas serra, a seconda della loro fonte. La sua produzione spesso comporta la deforestazione per produrre colture utilizzate per la biomassa, cambiamenti nell'uso del suolo ed emissioni dalla combustione.
La produzione di biomassa può causare carenze alimentari poiché le colture vengono utilizzate per l'energia piuttosto che per il consumo umano e può essere un'altra forma di colonialismo energetico, generando impatti negativi al di fuori dell'Italia. L'attenzione dovrebbe essere rivolta a pratiche realmente sostenibili che non compromettano la biodiversità o la salute del suolo.
Il ruolo di Eni
A nostro avviso, un'altra "falsa soluzione" è consentire a Eni (una delle aziende con la più grande espansione di combustibili fossili a livello mondiale) di avvicinarsi alle politiche di decarbonizzazione e cambiamento climatico dell'Italia. Gli interessi acquisiti di Eni nel mantenere la dipendenza dai combustibili fossili minano sistematicamente gli sforzi per implementare un'energia realmente rinnovabile e rigenerativa.
Geoingegneria: e i sistemi per gestirla?
La geoingegneria, nonostante il suo fascino come soluzione high-tech per il cambiamento climatico, spesso comporta interventi su larga scala che possono avere effetti collaterali imprevedibili e potenzialmente catastrofici, sconvolgendo i sistemi naturali in modi che non comprendiamo appieno.
La ricerca sulla gestione della radiazione solare o sulla fertilizzazione dell'oceano con solfato di ferro per stimolare la produzione di alghe potrebbe alla fine rivelarsi abbastanza affidabile da essere implementata su larga scala, ma non affronta i problemi fondamentali del consumo di risorse e del degrado ambientale e potrebbe portare a un rischio morale, dove l'affidamento a soluzioni tecnologiche ritarda gli sforzi cruciali nella riduzione delle emissioni e nelle pratiche sostenibili.
Verso un futuro rigenerativo
La strategia climatica dell'Italia deve orientarsi verso soluzioni che siano realmente rigenerative e sostenibili. Ciò significa investire in energia rinnovabile decentralizzata, migliorare l'efficienza energetica e promuovere cambiamenti sistemici che supportino il benessere ambientale e sociale. Andando oltre le false soluzioni e allineando le politiche con approcci veramente trasformativi, l'Italia può guidare la strada nell'affrontare la crisi climatica in modo efficace e responsabile.
Stephanie Brancaforte, Rinascimento Green e Progetto Transistor
Rinascimento Green lavora con le persone in tutta Italia per fermare l'inquinamento da carbonio e stimolare un'economia inclusiva che possa rigenerare la terra e proteggere la nostra acqua