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È stata una notte di incendi. Dopo la Sardegna brucia anche la Sicilia. Già nelle scorse settimane, un incendio aveva devastato un pezzo di storia della regione: Portella della Ginestra. A fuoco ora vanno la provincia di Palermo e le Madonie. Case e aziende, ettari di vegetazione, di boschi e anni di vita e di lavoro in fumo. Di nuovo. Un dramma che infiamma l’isola, ma non solo se ieri (10 agosto) gli interventi con i canadair dei vigili del fuoco sono stati un centinaio da entrambe le sponde dello Stretto di Messina.
"Quanto sta accadendo in questi giorni nella nostra provincia mette tristezza e rabbia. Stiamo vedendo andare in fumo, letteralmente, ettari di bosco e anni di lavoro. lavoro degli operai forestali che hanno fatto nascere e crescere boschi lì dove oggi altrimenti ci sarebbe deserto. Anni di lavoro di chi in questi territori ha costruito con fatica le proprie aziende agricole", denunciano il segretario generale della Flai Cgil Palermo, Dario Fazzese e Mario Ridulfo, alla guida della Camera del Lavoro palermitana.
Le loro parole arrivano nel giorno dell’incontro tra il ministro Patuanelli e i sindaci della provincia, primo fra tutti, Leoluca Orlando, un vertice al quale, però, i sindacati non sono stati invitati. “Approfittiamo comunque di questa occasione per dire al ministro che certamente serviranno aiuti: alle imprese agricole, ai comuni e alle singole persone che hanno visto distrutte le loro case. Ma vorremmo anche ribadire con forza la necessità che, accanto agli aiuti necessari, si faccia un serio contrasto al fenomeno degli incendi che ogni anno strappa via un pezzo di territorio e di bellezza alla nostra provincia. Basti pensare alla valle dello Jato, al bosco della Moarda, a quello di Casaboli o alle Madonie".
Ma la denuncia del sindacato è anche e soprattutto la dichiarazione di un’urgenza: quella di coordinare gli organi inquirenti in modo da reprimere le azioni criminali. Serve un pool di indagine perché – spiegano ancora i dirigenti sindacali – “non può essere solo un problema di temperature o di piromani”. Come nel caso della lotta alla mafia, ricordando l’insegnamento di giudici come Falcone e Borsellino, bisogna seguire la 'puzza del denaro' per capire dove effettivamente risiedano gli interessi”.
E poi occorre curarsi del territorio attraverso quella “grande” opera che è la forestazione pubblica. Piangere il disastro senza parlare di una tutela costante dei terreni e dei boschi serve a poco: è qui che il pubblico deve intervenire per ammodernare, rendere il lavoro più stabile e giovane, difendere quel bene prezioso che è la terra dove si vive e si lavora.