1. I costi economici dei cambiamenti climatici sono una bufala?

No. Gli eventi estremi, uragani, inondazioni, ondate di calore, tra il 2000 e il 2019 hanno provocato danni per circa 143 miliardi di dollari l’anno, pari a 16,3 milioni l’ora (Nature Communications). La stima dei costi finanziari della crisi ammonta complessivamente a 2.800 miliardi di dollari in due decenni, una cifra enorme che però secondo alcuni è sottostimata e comunque destinata a crescere.

Secondo il rapporto dell’ex presidente finlandese Sauli Niinisto, commissionato da Ursula von der Leyen, nell’Unione europea nel 2021 e 2022 c’è stata una forte accelerazione delle perdite economiche dovute a eventi climatici estremi: nel 2021 i danni hanno sfiorato i 60 miliardi di euro, l’anno successivo sono stati pari a circa 52 miliardi. Tra il 1980 e il 2022 gli eventi estremi legati al meteo e al clima sono costati agli Stati membri complessivamente 650 miliardi di euro. “Il costo della mancata preparazione potrebbe diventare astronomicamente più alto dell’investimento richiesto per la prevenzione” sostiene il rapporto.

2. I cambiamenti climatici minacciano la nostra salute?

Sì. Secondo il report “The Lancet Countdown on Health and Climate Change”, continuano ad aumentare le minacce alla salute umana causate dai cambiamenti climatici: 10 dei 15 indicatori della salute presi in considerazione hanno segnato dei record. Nel 2023 siamo stati esposti in media a 50 giorni in più di temperature pericolose per la salute, la siccità estrema ha colpito il 48 per cento della superficie globale (il secondo livello più alto registrato) e la maggiore frequenza di ondate di calore e siccità è stata associata a 151 milioni di persone in più che hanno sperimentato un’insicurezza alimentare moderata o grave rispetto all’anno precedente. Per il Wwa (World Weather Attribution) i 10 eventi estremi più disastrosi dal 2004 a oggi hanno causato 570 mila morti in tutto il mondo.

È aumentata anche la diffusione di malattie infettive mortali trasmesse dalle zanzare. Per esempio il rischio di trasmissione della dengue da parte delle zanzare Aedes albopictus è aumentato del 46 per cento e di Aedes aegypti dell’11 per cento nell’ultimo decennio (2014-2023) rispetto al 1951-1960. Nel 2023 è stato registrato un massimo storico di oltre 5 milioni di casi di dengue in più di 80 Paesi.

Luigi Mistrulli/Sintesi
Luigi Mistrulli/Sintesi
Luigi Mistrulli/Sintesi (Luigi Mistrulli/Sintesi)

3. Il riscaldamento globale mette a rischio tutti?

Sì. La crisi climatica “mette ad alto rischio circa un quinto della popolazione del pianeta”, ovvero il 18 per cento. Lo afferma l’ultimo report della Banca Mondiale: le persone “altamente vulnerabili” agli shock climatici sono 1,2 miliardi. Anche se nessun luogo è sicuro, gran parte dell’umanità a rischio vive in Asia meridionale e in Africa Sub-sahariana. Qui i livelli di reddito sono più bassi e mancano le infrastrutture e i servizi per affrontare e riprendersi dagli eventi estremi.

Non basta. Si tratta di Paesi che hanno un debito estero elevato, e che meno possono spendere per decarbonizzare le loro economie o dotarsi di strumenti per l’adattamento. Gli aiuti dei Paesi ricchi a quelli del Sud del mondo decisi alla Cop29 di Baku sono briciole: 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035, a fronte di necessità stimate nell’ordine di trilioni di dollari annui, per passare alle fonti rinnovabili, affrontare gli impatti devastanti della crisi climatica e coprire i costi delle perdite e dei danni.

4. È vero che i poveri rischiano di più?

Sì. Sviluppo e adattamento sono strettamente collegati. Le aree del pianeta più ricche hanno maggiori possibilità di “salvarsi” di quelle più povere. I Paesi con reddito più alto, che hanno un quadro macroeconomico più stabile, maggiori risorse di bilancio, e livelli di debito più bassi, sono in grado di rispondere meglio agli shock, anticipare i rischi e investire in adattamento e resilienza. A sostenerlo è sempre la World Bank. 

Proprio grazie allo sviluppo economico, la quota della popolazione globale esposta ad alto rischio climatico si è dimezzata dal 36 al 18 per cento tra il 2010 e il 2021. La Fao e il Wfp, il Programma alimentare delle Nazioni Unite, affermano che crisi climatica, conflitti e instabilità economica minacciano di frenare la lotta contro la povertà estrema e di scatenare gravi crisi alimentari.

5. Il cambiamento climatico provocato dall’attività umana è un fatto assodato?

Sì, ma le fake news e la propaganda negazionista continuano a proliferare. Il 99 per cento dei climatologi a livello mondiale afferma che il cambiamento climatico è reale ed è causato dall’uomo, così come ha ribadito la più alta autorità scientifica al mondo sul tema, l’Ipcc.

Nonostante questo, la metà degli statunitensi non ci crede e il 15 per cento è addirittura convinto che ci sia una grande cospirazione dietro l'azione climatica. Secondo la coalizione Climate Action Against Disinformation, la disinformazione online sui cambiamenti climatici continua a prosperare. Nell'ultimo anno i post con l'hashtag #climatescam (“truffa climatica”) hanno ottenuto più like e retweet su X rispetto a quelli con #climatecrisis o #climateemergency.

6. Gli eventi estremi ci sono sempre stati?

Sì, ma il fenomeno è in forte crescita. Dall’uragano Helene in Florida al ciclone Trami nelle Filippine. Dalla siccità in Sicilia e Sardegna alle inondazioni in Polonia ed Emilia-Romagna. Dall’alluvione nella valle di Kathmandu, in Nepal, alle devastazioni di Valencia e del nord Italia. Gli eventi climatici estremi riguardano tutto il pianeta.

In Italia tra gennaio e metà settembre 2024 ce ne sono stati 1.899: 212 tornado (52 nella prima metà di settembre, il 71 per cento sulle coste tirreniche), 1.023 nubifragi (157 nella prima metà di settembre, il 91 per cento sulle regioni del Centro-Nord), 664 grandinate con chicchi di grandi dimensioni (37 nella prima metà di settembre, record in Versilia con chicchi di diametro fra 7 e 9 cm). Questi i dati raccolti dall’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche. Particolarmente colpita l’Emilia-Romagna che in un anno e mezzo ha registrato tre alluvioni disastrose.

Matteo Biatta/Sintesi
Matteo Biatta/Sintesi
Siccità, il fiume Po in secca (Matteo Biatta/Sintesi)

7. Possibile che il riscaldamento della Terra provochi alluvioni da una parte e siccità da un’altra?

Sì, sono le due facce dei cambiamenti climatici. Mentre le alluvioni colpiscono Spagna, Italia, Libia, Corno d’Africa, Mozambico, Cina, Filippine, solo per citare alcuni Paesi, il fenomeno opposto è la siccità. 3,6 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso all'acqua per almeno un mese all'anno. Nel 2050 potrebbero arrivare a 5 miliardi secondo il Wmo, World Meteorological Organization.

Stando a uno studio del Lancet Countdown on Health and Climate change, l'area della superficie terrestre colpita dalla siccità estrema è triplicata dagli anni Ottanta. Nel 2023 il 48 per cento è stata colpita da almeno un mese di siccità estrema e quasi un terzo l’ha sperimentata per tre mesi o più.

8. La transizione sarà un disastro per tutti?

No, tutt’altro. Secondo il recente “Rapporto sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035” della Fondazione Ecosistemi per conto di Wwf, l’obiettivo di una completa decarbonizzazione entro il 2035 è possibile ma anche vantaggioso per l’economia del Paese. Lo studio, che si basa su due precedenti documenti elaborati da Ecco e Artelys, prende in considerazione otto filiere produttive.

In particolare, gli investimenti per la realizzazione degli impianti rinnovabili ammontano a 161,2 miliardi di euro, con un costo di gestione attualizzato fino al 2035 di circa 27,5 miliardi: i vantaggi economici diretti, indiretti e indotti, che restano in Italia, sono pari a 350,6 miliardi di euro, distribuiti tra vari settori. E in totale quasi il 90 per cento delle opportunità occupazionali resta in Italia, con 93.273 unità lavorative anno locali contro 10.939 unità all’estero. Il settore, considerando il ciclo di vita di 25 anni degli impianti, genererà complessivamente 1.305.066 unità di lavoro.

9. L’Earth Overshoot Day è una trovata pubblicitaria?

No. Il “giorno del sovrasfruttamento della Terra” che indica la data in cui l'umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta in un anno, è calcolato dall’associazione no profit Global Footprint Network. Come si elabora? È il rapporto tra la biocapacità del pianeta, cioè l'ammontare di tutte le risorse che la Terra è in grado di generare annualmente, e l'impronta ecologica dell'umanità, ovvero la richiesta totale di risorse per l'intero anno.

Nel 2024 l'Earth Overshoot Day è stato il 1° agosto. L’Italia è uno dei Paesi con il più elevato debito ecologico: l’Overshoot Day è arrivato il 19 maggio. Procedendo di questo passo, secondo le stime, intorno al 2050 l'umanità consumerà il doppio di quanto la Terra produce.

Val Gardena, Ortisei (BZ), Cannone spara neve nel comprensorio sciistico Val Gardena Dolomiti Superski Alto Adige Foto di © Arnulf Hettrich/imagebroker/Sintesi Snow cannon in the Val Gardena Dolomiti Superski South Tyrol ski area, Ortisei, Val Gardena, Italy, Europe
Val Gardena, Ortisei (BZ), Cannone spara neve nel comprensorio sciistico Val Gardena Dolomiti Superski Alto Adige Foto di © Arnulf Hettrich/imagebroker/Sintesi Snow cannon in the Val Gardena Dolomiti Superski South Tyrol ski area, Ortisei, Val Gardena, Italy, Europe
Val Gardena (Arnulf Hettrich/imagebroker/Sintesi)

10. Lo scioglimento dei ghiacciai è causato dal riscaldamento globale?

Sì. La crisi climatica accelera il deterioramento di ghiacciai montani, permafrost e calotte polari, determina anche profonde trasformazioni nell’ambiente montano, generando nuove aree proglaciali dove emergono nuovi ecosistemi. Negli ultimi decenni centinaia di ghiacciai sono scomparsi dalle nostre Alpi, e la tendenza non sta cambiando: nel sistema montano la temperatura è aumentata più del doppio rispetto a quella globale. È ciò che sostiene il Comitato glaciologico italiano.

Secondo il recente report della Carovana dei ghiacciai di Legambiente, l’Adamello, il ghiacciaio più grande delle Alpi, nel 2024 registra una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3100 metri di quota; il ghiacciaio del Careser (Gruppo Ortles—Cevedale) ha 190 centimetri in media di perdita di spessore, in Alto Adige i ghiacciai della Vedretta Lunga (Val Martello) e della Vedretta di Ries (Valle Aurina) mostrano una perdita di spessore sulle lingue tra il metro e mezzo e i due metri.

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