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Cosa deve accadere ancora prima che l’azione climatica e la prevenzione diventino una priorità dell’agenda politica? Si parla di manutenzione del territorio, prevenzione, consumo di suolo solo dopo gli eventi catastrofici come quelli che ieri e oggi stanno investendo l’Emilia Romagna e le Marche. La mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, invece, restano sullo sfondo, negando ostinatamente con il silenzio l’evidente connessione fra siccità, fenomeni alluvionali e franosi e Climate Change.
Poche risorse
Sul fronte delle azioni, niente o quasi. Il Pnacc, Piano nazionale di adattamento, proposto dal governo non prevede nessun finanziamento delle misure necessarie e ha tempi di partenza troppo lunghi rispetto all’emergenza che stiamo affrontando. Nel Def, Documento di economia e finanza, non c’è nessun richiamo alla prevenzione e al dissesto idrogeologico. Il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha previsto solo 50 milioni per la realizzazione di un sistema di monitoraggio e previsione e 2,49 miliardi per la gestione del rischio alluvione e la riduzione rischio idrogeologico. Gli appalti dovrebbero essere aggiudicati entro dicembre 2023 ma le risorse sono troppo poche e i tempi troppo lunghi.
Armi al posto della ripresa
Intanto il parlamento europeo ha deciso quasi all’unanimità che gli Stati membri possano attivare una procedura d’urgenza per spostare le risorse economiche del Fondo Coesione sociale e del Pnrr per destinarli alla produzione e fornitura di armi. Il Pniec, Piano nazionale clima energia, ha un obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 del 37 per cento a fronte di un obiettivo europeo del 55 per cento. Deve essere aggiornato e inviato alla Commissione europea entro il 30 giugno ma al momento non c’è nemmeno un testo su cui discutere, solo un questionario online che viene spacciato per consultazione.
Politiche urgenti
Da ormai troppi anni la Cgil rivendica e propone politiche urgenti di giusta transizione ecologica, decarbonizzazione dell’economia, misure strutturali di prevenzione e manutenzione del territorio, investimenti adeguati. Vogliamo una piena occupazione stabile e di qualità al servizio del benessere dell’ambiente e delle persone. Dobbiamo intervenire finché siamo in tempo, con la radicalità e l’urgenza che ci indicano tutti i rapporti dell’Ipcc, il panel sui cambiamenti climatici dell’Onu.
Serve una legge sul clima
Serve una legge sul clima che indichi obiettivi, target e tempi certi e rapidi della decarbonizzazione, sul Pniec è necessario prima del 30 giugno un confronto fra governo, parti sociali e società civile organizzata, vanno fermati tutti i nuovi investimenti nelle fonti fossili e trasformati i sussidi ambientalmente dannosi in sussidi ambientalmente favorevoli, per recuperare risorse indispensabili per la transizione ecologica, l’adattamento al cambiamento climatico e la prevenzione. Non possiamo aspettare oltre, siamo già in un irresponsabile ritardo.
Simona Fabiani è responsabile Politiche per clima, territorio, ambiente, trasformazione green e giusta transizione della Cgil