Come è possibile che ai negoziati sui cambiamenti climatici della Cop29 che si tengono a Baku, in Azerbaigian, partecipino anche rappresentanti delle imprese fossili, cioè aziende che contribuiscono a peggiorare la crisi climatica? È possibile perché li portano i governi. L’anno scorso la Ue e i suoi Stati hanno portato alla Cop28 di Dubai più di 130 rappresentanti, includendoli nelle loro delegazioni. Quest’anno il copione si ripete e l’Italia non fa eccezione.
Per chiedere di ripulire i negoziati sul clima dalle pressioni degli inquinatori dell’industria fossile, ASud, OpenPolis ed economiacircolare.com lanciano la campagna Clean the Cop, collegata a Kick Big Polluters Out, affinchè le decisioni prese alle conferenza delle parti dell’Onu siano a favore del clima.
Dopo che l’anno scorso è diventato obbligatorio per i delegati accreditati alla Cop dichiarare chi rappresentano, si è scoperto che a Dubai i lobbisti dei combustibili fossili registrati erano ben 2.456, superando in numero quasi tutte le singole delegazioni nazionali, e di gran lunga le delegazioni delle dieci nazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici messe insieme (1.509).
Quest’anno Clean the Cop accende un faro sulla questione con azioni di informazione, denuncia e pressione istituzionale, per ottenere che i lobbisti italiani che lavorano per l’industria delle fossili non partecipino alle negoziazioni climatiche, a partire da quelli accreditati direttamente dal governo.
Ai microfoni di Collettiva.it, Marica Di Pierri, dell’associazione ASud, Michele Vannucchi, di Open Polis, Andrea Turco, di economiacircolare.com.