Oggi sono usciti i documenti dei principali negoziati, ma ci sono ancora troppe opzioni sul tavolo. In serata dovrebbe uscire un nuovo testo di mediazione sul meccanismo finanziario Ncqg. Al momento le distanze fra il blocco dei Paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati sono enormi e non ci sono posizioni di compromesso, ma ancora le varie proposte alternative.

Quante risorse?

Uno dei temi più controversi è quello della quantità di risorse che i Paesi sviluppati dovrebbero pagare a quelli in via di sviluppo. Il segretario generale dell’Onu ha invitato i ministri e i negoziatori ad ammorbidire le linee dure. Il fallimento dell’obiettivo finanziario di quest’anno metterebbe a rischio anche il successo della prossima conferenza in Brasile che dovrà affrontare il tema dei nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni.

La finanza è il punto cruciale di questa conferenza ma altrettanto importante è non fare passi indietro sulle già deboli decisioni dell’anno scorso su mitigazione e global stocktake. Il tempo stringe e le posizioni sono ancora troppo distanti.

Finanza e sussidi

Da notare che il testo riporta i dati della sesta valutazione biennale dei flussi finanziari per il clima, fra cui i dati sugli investimenti globali in combustibili fossili, che hanno raggiunto una media di 958 miliardi di dollari all'anno nel 2021-2022 e dei sussidi ai combustibili fossili, che hanno raggiunto una media di 1,1 trilioni di dollari all'anno nel 2021-2022.

Sull’altro versante, invece, ci ricorda che circa 4 trilioni di dollari all’anno devono essere investiti in energie rinnovabili fino al 2030 per poter raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. È evidente che la finanza e i sussidi devono fare un’inversione di rotta, dalle fossili alle rinnovabili, e che i Paesi sviluppati devono appianare il debito che hanno verso quelli in via di sviluppo per ripagare le proprie responsabilità storiche.

Un momento della manifestazione quotidiana sulla finanza climatica alla Cop29 di Baku

La parola al popolo

Mentre siamo in attesa del nuovo testo di mediazione, si è tenuta la plenaria del popolo dove, per qualche ora, prende la parola chi è escluso dai negoziati: quegli osservatori, sindacati, femministe, popolazioni indigene, giovani, ambientalisti, che sono senza voce nelle conferenze sul clima.

Un silenzio che si è fatto ancora più pesante in questi ultimi tre anni, in cui la Cop si è svolta in Paesi autoritari, azzerando di fatto la possibilità di mobilitarsi e protestare.

L'impegno collettivo preso nella plenaria del popolo, è la forza dell’unione del movimento. Ecco i punti:

  • saremo solidali con coloro che affrontano il genocidio e fermeremo la complicità dei nostri governi nell'armare e alimentare il genocidio;
  • continueremo a lottare per il debito climatico di 5 trilioni di dollari all'anno dovuto dal Nord globale al Sud globale e ci impegneremo a spingere i nostri governi a fornire un risultato ambizioso di finanziamento climatico a questa Cop29;
  • ci impegniamo a lottare per il diritto di tutti a vivere con dignità e in armonia con il Pianeta, attraverso una visione di un mondo migliore;
  • continueremo a costruire e utilizzare il nostro potere collettivo per mobilitarci e agire a sostegno reciproco sia all'interno che all'esterno del movimento per il clima.