Mentre la presidenza della Cop29 vorrebbe accelerare il ritmo dei negoziati per concludere entro venerdì, oggi dovrebbero terminare le ministeriali. Alcuni nuovi testi dovrebbero uscire oggi pomeriggio, altri entro domani mattina alle 7, sperando in un accordo finale da raggiungere venerdì.

Negoziati arenati

Per adesso pensare a un accordo non è facile. I negoziati sul programma di lavoro sulla giusta transizione sono arenati e non c’è ancora un testo condiviso su cui discutere fra le parti. La decisione finale potrebbe essere quella minima, di rinviare l’implementazione del programma di lavoro al prossimo giugno a Bonn o alla Cop30 di Belem.

Fino a ieri c’era aria di attesa sulle conclusioni del vertice del G20 ma non ci sono grosse novità nella dichiarazione finale di Rio de Janeiro. La conferma di impegni già assunti nel passato, fra cui il global stocktake (Cop28 2023), nessun nuovo impegno sul phase out dalle fonti fossili, la conferma della necessità di incrementare rapidamente la finanza per il clima passando da bilioni a trilioni di dollari (G20 New Delhi Leaders Declaration 2023).

1,3 trilioni di dollari

I negoziati per il nuovo meccanismo finanziario Ncqg sono ancora in alto mare, a partire dall’ammontare delle risorse. I Paesi del G77 (organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite, formata da 134 paesi del mondo, principalmente in via di sviluppo) chiedono 1,3 trilioni di dollari, l’Ue sembra puntare su 200-300 miliardi (indiscrezioni non confermate). Ci sono anche divergenze su chi debba pagare: solo i Paesi del Nord globale o anche la Cina e i Paesi del Golfo. Su altri tavoli, fra cui il programma di lavoro sulla mitigazione, il fondo perdite e danni e il Global stocktake, le speranze sono al minimo.

Oggi nella riunione mattutina del movimento sindacale, abbiamo ospitato un negoziatore del Senegal sul Ncqg, Antoine Faye, che ha condiviso alcune riflessioni sull’importanza della finanza nei negoziati: poiché è pervasiva, se la conferenza fallisce su questo punto, anche tutto il resto sarà un fallimento. La delegazione africana sostiene la richiesta di 1,3 trilioni di dollari. L’entità delle risorse è essenziale ma lo sono anche l’architettura del nuovo meccanismo finanziario. Le risorse devono essere destinate alle persone che hanno bisogno, alle comunità, alle autorità locali, ci deve essere trasparenza per sapere esattamente dove vanno.

Trasformazione del sistema

Nel pomeriggio di oggi un’iniezione di speranza è venuta da un evento della società civile che ha messo insieme sindacati, rappresentanti delle popolazioni indigene, femministe, giovani, associazioni ambientaliste per confrontarsi sul significato e sulla potenza del concetto di giusta transizione e sul rafforzare le comuni battaglie in vista della prossima Cop in Brasile.

Fernando della Cut Brasile ci ha ricordato che l’Amazzonia non è solo foreste, acqua e biodiversità ma anche 30 milioni di lavoratori che vivono in condizioni precarie e i cui diritti umani e del lavoro sono violati. Brian ci ha messo in guardia da una transizione estrattivista che si sposta dall’estrazione dei combustibili fossili a quella dei minerali nelle stesse terre dei popoli indigeni, in una nuova forma di colonizzazione e colonialismo.

Tutti hanno riconosciuto la necessità di una trasformazione radicale del sistema, di una lotta di classe anticapitalista, di superare sfruttamento ed estrattivismo, di una lotta alle disuguaglianze, di equità intergenerazionale, diritti umani e lavoro, rispetto dei limiti del Pianeta, autodeterminazione dei popoli, lotta alla povertà e diritto al cibo e a servizi pubblici di qualità, piena occupazione, diritti dei migranti, pace e demilitarizzazione. Tutto questo e molto altro è giusta transizione. È una lotta per la sopravvivenza e tutti insieme abbiamo il potere di vincerla.