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I negoziati non procedono ancora. Il testo sul Global Stocktake aggiornato è ora di 27 pagine con ipotesi di testo alternativi su quasi ogni paragrafo. Per quanto riguarda l’uscita dalle fonti fossili, per esempio, sono ancora in campo due opzioni molto diverse. La prima prevede l’eliminazione graduale dei combustibili fossili in linea con la migliore scienza disponibile, i percorsi Ipcc per rispettare l’obiettivo di 1.5°C e i principi e le disposizioni dell’accordo di Parigi. L’altra prevede invece solo una progressiva eliminazione dei combustibili fossili non abbattuti, riconoscendo la necessità di raggiungere un picco nel consumo in questo decennio e sottolineando l’importanza che il settore energetico sia prevalentemente libero dai combustibili fossili ben prima del 2050.
Se dovesse prevalere questa opzione praticamente i combustibili fossili continuerebbero indisturbati a garantire ricchezza nelle mani di pochi mettendo a rischio la vita e le condizioni di vita di milioni di persone, soprattutto quelle che vivono nei Paesi più poveri e maggiormente esposti alle conseguenze della crisi climatica, ed in particolar modo le persone più fragili, povere e marginalizzate.
Intanto mentre tanti a Dubai pensano già alla Cop30 che si svolgerà fra due anni in Brasile, oggi è uscita l’agenzia della candidatura dell’Azerbaigian per ospitare la Cop29 del prossimo anno. Se questa candidatura dovesse essere sostenuta da tutti i paesi del gruppo regionale dell’Europa orientale dell’Onu, superando i veti incrociati fra Russia e paesi dell’Ue, sarebbe il secondo anno di fila che la Conferenza sul clima viene ospitato da un paese grande produttore di petrolio e gas e membro dell’Opec+.
Il tempo per agire è adesso e non possiamo sprecarlo. Domani, per la giornata globale per la giustizia climatica lanciata dalla Cop28 coalition, a cui la Cgil ha aderito, anche all’interno della zona blu dei negoziati, come in tantissime città in tutto il mondo, ci sarà una marcia per rafforzare la resistenza e la lotta per la giustizia climatica, per un radicale cambiamento di sistema, per il cessate il fuoco di tutte le guerre e per il disarmo, per una giusta transizione che garantisca la piena e buona occupazione, i diritti umani, i diritti dei lavoratori e delle comunità.
Vogliamo giustizia climatica e la vogliamo ora. Vogliamo azioni climatiche eque e ambiziose, il phase out dalle fonti fossili in linea con le indicazioni dell’Ipcc per garantire l’obiettivo di 1,5°C, e nessuna falsa soluzione, servizi pubblici, investimenti pubblici per infrastrutture e produzione di energie rinnovabili e tutela dei beni comuni. Dobbiamo fermare quelle nazioni, élite globali e multinazionali che accumulano profitti sfruttando le persone e la natura e costringere i governi a compiere il proprio ruolo affrontando questa profonda crisi di sistema assumendosi responsabilità storiche e riparazione dei danni. Vogliamo partecipazione democratica e un ruolo fondamentale dei lavoratori, dei sindacati, della società civile e delle comunità nel definire politiche, piani e investimenti per la giusta transizione.