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La Cop29 si sta svolgendo a Baku in un momento e in un contesto molto critici. Nella conferenza ci saranno decisioni, fallimenti e inazioni su problemi che hanno un profondo impatto sulla vita delle persone in tutto il pianeta. Fra queste la questione finanziaria, visto che in questa Cop si dovrebbero decidere i nuovi obiettivi di finanza per il clima.
Il 15 e il 16 novembre, il movimento per la giustizia climatica ha lanciato due giornate di azione globale per il clima, con mobilitazioni che si svolgeranno a Baku, nella sede della conferenza ed in molte città di tutto il mondo per rivendicare le nostre proposte per un’azione ambiziosa per la giustizia climatica e sociale e per la pace, i diritti e il lavoro. La Cgil ha aderito e parteciperà al Climate Pride di Roma, appuntamento alle 15 a Piazza Vittorio.
I tanti motivi, che incrociano questioni globali e nazionali, per partecipare alla mobilitazione:
- accelerare la giusta transizione, anticipandola e governandola con processi di partecipazione democratica e contrattazione con le parti sociali per definire politiche industriali, economiche, fiscali, di ricerca e innovazione tecnologica, con la creazione di nuova e buona occupazione anche diretta da parte dello Stato, che punti alla piena occupazione superando i divari di genere, generazionali, territoriali e verso i gruppi marginalizzati. Una giusta transizione che garantisca il rispetto dei diritti fondamentali del lavoro, protezione sociale dei lavoratori per accompagnarli nel processo di transizione, formazione e riqualificazione professionale, salute e sicurezza, contrasto alle delocalizzazioni, ecc. partendo dalle linee guida per la giusta transizione dell’Ilo del 2015 e dalle risoluzione della conferenza Ilo del 2023;
- un responsabile e adeguato impegno dei Paesi del Nord globale per la finanza climatica. La finanza climatica per il Sud globale deve essere adeguata (servono trillioni, non miliardi), aggiuntiva, pubblica, che non crei nuovo debito e cancelli il debito insostenibile, che sia gestita attraverso meccanismi democratici, trasparenti e responsabili, che copra gli investimenti per l’adattamento, la mitigazione e una transizione equa e giusta e le spese per perdite e danni;
- fermare tutte le guerre, la militarizzazione, ogni forma di sfruttamento, discriminazione e di colonialismo. Non può esserci giustizia climatica senza vera pace e rispetto dei diritti umani;
- un sistema di tassazione per chi inquina, la fine dei sussidi pubblici per i combustibili fossili e ambientalmente dannosi e degli investimenti pubblici nelle fonti fossili, recuperando quelle risorse per sostenere la giusta transizione;
- una transizione rapida, equa e giusta dai combustibili fossili, direttamente al 100% di energia rinnovabile, mantenendo l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 °C, evitando tutte le false soluzioni (Ccs, nucleare, neutralità tecnologica, ecc.) e il greenwashing;
- proteggere il diritto delle persone al cibo, all'acqua, all'accesso alle risorse naturali, a servizi pubblici essenziali di qualità, all’accesso all’energia e alla mobilità sostenibile;
- contro la repressione delle libertà politiche e civili e ogni forma di criminalizzazione del dissenso e dell’attivismo, dal decreto Sicurezza 1660 in Italia alle accuse di terrorismo in Germania contro Letzte Generation, alla brutale repressione in Colombia, prima al mondo per uccisioni di attiviste ambientalisti, fino all'Azerbaijan che arresta arbitrariamente chi denuncia la crisi climatica e l’estrattivismo durante la Cop29;
- contro la propaganda della paura verso migranti, che spesso fuggono proprio dagli effetti estremi della crisi climatica o dalla devastazione ambientale di cui i paesi più ricchi, Italia compresa, sono responsabili. La libertà di movimento è un diritto universale;
- per una politica di prevenzione e di adattamento al cambiamento climatico, finanziata con adeguati investimenti, per contrastare il dissesto idrogeologico e fermare il consumo di suolo;
- per una politica energetica nazionale che punti allo sviluppo delle energie rinnovabili che sia trasparente e partecipata, per uscire il prima possibile dalle fonti fossili, con una revisione sostanziale del Pniec, ancora fortemente incentrato sul gas fossile e su false soluzioni come il nucleare e lo stoccaggio della Co2.
Simona Fabiani è responsabile Cgil Politiche per il clima, il territorio, l’ambiente e la giusta transizione