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La lotta per il clima non si ferma. Anche se il lockdown ha costretto a casa la protesta, l’allarme Coronavirus ha momentaneamente messo in ombra altre crisi, la quarantena ha bloccato tutte le azioni di piazza, i ragazzi di Fridays For Future non si sono arresi né sono rimasti a guardare. Anzi. La marea verde di studenti, insegnanti, cittadini che ispirati dalla giovane attivista svedese Greta Thunberg chiede da oltre un anno giustizia climatica, si è rimboccata le maniche per trovare nuovi spazi e mezzi per far sentire la sua voce.
È nato così il primo digital strike mondiale, il quinto sciopero globale, il primo digitale che il 24 aprile ha coinvolto persone in 160 Paesi per chiedere ai potenti del mondo, che hanno da poco deciso per il rinvio del Cop26 di Glasgow, la Conferenza della parti delle Nazioni Unite, di non arretrare nella lotta alla crisi climatica, trasformando il dramma della pandemia in una occasione per ridisegnare il futuro. Ed è nata in Italia la campagna Ritorno al futuro, a cui aderisce anche la Cgil, che lancia sette proposte a favore di una rinascita post-Coronavirus che sia caratterizzata da investimenti sulla transizione ecologica: rilanciare l’economia puntando alla riconversione green, riaffermare il ruolo pubblico nell’economia, realizzare la giustizia climatica e sociale, ripensare il sistema agroalimentare, tutelare la salute, il territorio, la comunità, promuovere la democrazia, l’istruzione e la ricerca, costruire l’Europa della riconversione e dei popoli.
“Con la pandemia in corso, si stanno registrano anche aspetti positivi come il calo delle emissioni – spiega Luigi Ferrieri Caputi, studente di Scienze politiche a Firenze – ma il nostro timore è che sia solo momentaneo. Senza strategie, come avvenne nelle crisi del passato, si rischia di risalire dopo la fine dell'epidemia e di continuare con una economia basata sui combustibili fossili. Per ora continuiamo con i nostri scioperi virtuali, ogni ultimo venerdì del mese, ma stiamo cercando il modo per tornare in piazza a manifestare”. A Milano non hanno perso tempo e in strada per l’ambiente ci sono tornati il 20 maggio. In cento in sella alle loro biciclette e con mascherine in volto. Prima tappa: piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino per ricordare al sindaco Giuseppe Sala di mettere in pratica la Dichiarazione di Emergenza climatica e ambientale firmata dal Comune meneghino un anno fa. Secondo stop: palazzo della Regione, perché in Lombardia ci sono troppi morti e perché “emergenza sanitaria e qualità dell’aria sono due facce della stessa medaglia”, come si legge sullo striscione srotolato dai ragazzi.
“In queste settimane stiamo vedendo come le istituzioni siano in grado di prendere provvedimenti forti quando riconoscono una crisi urgente, dando ascolto agli scienziati - prosegue Luigi -. Sono decenni che gli scienziati denunciano la gravità del cambiamento climatico, ed è ora che vengano ascoltati anche in questo ambito. La crisi ambientale è una crisi proprio come quella sanitaria che stiamo vivendo, e come questa ha bisogno di misure drastiche. L’economia va fatta ripartire, ma non investendo sul fossile, bensì riconvertendo l’industria”.
Per questo gli attivisti italiani di Fridays For Future hanno scritto una lettera alle istituzioni per un cambio di passo, con proposte mirate per una ripresa economica sostenibile. Per lo stesso motivo portano avanti una campagna di denuncia e rivendicazioni nei confronti della multinazionale dell’energia Eni che mentre da un lato si promuove come un’azienda amica dell’ambiente, dall’altra continua a investire su petrolio e gas. Mentre tutti i gruppi europei hanno chiesto all’Unione un cambiamento di rotta sulle politiche agricole e insistono per una nuova Pac. “Quello che vorremmo vedere è una nuova mentalità, un nuovo modo di approcciarsi ai problemi e alle crisi, sanitarie, economiche, ambientali – afferma Lavinia Iovino, di Roma -. Pensiamo che questo sia il momento decisivo per fare le scelte giuste. E per chiederle continueremo a scioperare tutte le volte che è necessario, tutti gli ultimi venerdì del mese”. Se ce lo dice una ragazzina di 13 anni alle prese con le ultime interrogazioni di latino a distanza, c’è davvero da crederle.