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In Yemen e in Siria 35 milioni di persone non hanno accesso a fonti d’acqua sicure. Così anche in Iraq, Palestina, Libano, nei Paesi subsahariani, dove la pandemia è andata ad aggiungersi a violenze, siccità e altre crisi climatiche. Luoghi senza ospedali, reti idriche, vaccini anti-Covid, dove un bambino sotto i 5 anni ha una probabilità venti volte maggiore di morire per aver bevuto acqua contaminata, che a causa di conflitti. L’acqua sporca può uccidere più della guerra, in tutto il mondo: secondo il rapporto annuale del Programma di monitoraggio dell’Unicef e dell’Organizzazione mondiale della sanità, 785 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, in pratica un abitante del pianeta su 10, e ben 4,2 miliardi non possiedono servizi igienici adeguati. Mentre 3 miliardi non hanno gli strumenti basilari che occorrono per un semplice ma indispensabile comportamento igienico: lavarsi le mani.
Eppure, uno dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile che dovremmo raggiungere entro il 2030 è proprio questo: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie. Anzi, non è uno degli Obiettivi, ma il principale, alla base di gran parte dell’Agenda delle Nazioni Unite. Ma da questo “Goal” siamo davvero lontani. La crescente minaccia di stress idrici in diverse parti del mondo ha conseguenze di vasta portata e incide su tanti settori, dallo sviluppo economico alla sicurezza alimentare, dalla salute agli ecosistemi.
“Se in Europa, in Paesi come l’Italia, il Covid rischia di mandare in tilt il sistema sanitario, vi lascio immaginare l’impatto che ha in aree di conflitto, dove le poche strutture sanitarie funzionanti, già prima della pandemia, non riuscivano a rispondere ai bisogni della popolazione – racconta Sabina Siniscalchi, presidente di Oxfam Italia, organizzazione che fino al 28 marzo, mese in cui si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, ha lanciato la campagna di raccolta fondi ‘Dona acqua, salva una vita’ con un Sms solidale o una chiamata da telefono fisso al 45584 -. In contesti dove mancano vaccini, strumenti di protezione e possibilità di distanziamento, mancano posti negli ospedali e capacità di tracciare i contagi, l’unico mezzo per difendersi dal Coronavirus e da malattie come il colera, è avere accesso ad acqua pulita e servizi igienico-sanitari essenziali. La nostra campagna vuole raggiungere quante più persone possibile, a partire dai bambini, che soffrono più di tutti gli altri, e dalle donne”.
Già prima del Covid-19, 297 mila bambini sotto i 5 anni morivano a causa della diarrea legata a carenze idriche e igieniche, colpiti da malattie ed epidemie, e 818 milioni di piccoli, soprattutto nei Paesi più poveri, non avevano neanche la possibilità di lavarsi le mani nella propria scuola, adesso la situazione è peggiorata. “Con i fondi raccolti continueremo a portare acqua pulita in Siria, nei Governatorati di Aleppo e Deir-ez-Zor – spiega Siniscalchi -, kit igienico sanitari e materiali utili alla prevenzione del Covid in Malawi. In Sri Lanka miglioreremo l’accesso alla salute e all’igiene nelle comunità rurali nelle province di Uva e Centrale, installando e costruendo pozzi con pompe manuali alimentate a energia solare. In Italia saremo al fianco di famiglie italiane e straniere che, oggi più che mai, per effetto della crisi economica innescata dalla pandemia rischiano di restare ai margini”.