La Puglia è terra di pace fin dal suo simbolo che è l'ulivo, e Bari è la città che sabato 26 ottobre vedrà sfilare i pacifisti che arriveranno da tutta la regione, dalla Basilicata e dalla Calabria. Una regione che vuole essere Arca di pace non arco di guerra proteso nel Mediterraneo, ricordando le parole di don Tonino Bello, il vescovo salentino che alla guida di Pax Christi fu protagonista di tante battaglie a difesa della pace. Puglia, terra di incontro e accoglienza, ponte tra Occidente e Oriente, di dialogo tra culture. Una connotazione culturale e geografica che sarà rivendicata dal palco di Piazza Libertà, dove confluiranno i manifestanti che partiranno in corteo da Piazza Massari alle ore 9.30, attraversando le vie del centro della città.

Tantissime le adesioni alla manifestazione di tutta la galassia associativa, con alla testa gli studenti medi e universitari. Adesioni sono giunte anche dalla Regione Puglia, che sarà in piazza rappresentata dal presidente Michele Emiliano, dall'amministrazione comunale di Bari e da tantissimi sindaci che sfileranno con fascia tricolore e gonfaloni. Sul palco, a chiedere pace in Medio Oriente, saliranno anche Sofia Orr e Daniel Mesarvot, i testimoni di pace e non violenza obiettori israeliani dell'associazione Mesarvot, che per aver rifiutato di arruolarsi nell'Idf hanno scontato mesi di detenzione. Dalla Palestina ci saranno le attiviste Aisha Amer e Tarteel Al Junaidi, quattro giovani provenienti da Gaza e Gerusalemme, in viaggio nel nostro Paese per mostrare che la pace è possibile.

“Al Sud, in Puglia, c'è una ragione in più per essere in piazza a reclamare pace – afferma la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci –  Avremmo bisogno di investimenti per contrastare il lavoro povero e precario e il rafforzamento dei servizi e delle tutele pubbliche per dare risposte alla crescente povertà ed esclusione. E invece quest'economia di guerra nella quale siamo precipitati fa sì che le risorse per gli armamenti si trovano mentre si tagliano i diritti fondamentali come quello alla salute. Allora serve la pace per fermare morti e distruzioni, in ogni luogo del mondo, serve che la politica recuperi il suo ruolo affinché lavorino le diplomazie e tacciano le armi. In piazza ci saranno i giovani con i caschetti da lavoro, perché vogliamo più opportunità e un lavoro sicuro, e meno elmetti di guerra. Perché la guerra chiama altra guerra, e l'unica soluzione non può che essere la pace”.