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Il negoziato per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro delle telecomunicazioni, scaduto il 31 dicembre 2022, è in una fase di stallo dallo scorso dicembre. Le segreterie nazionali di Slc-Cgil Fistel-Cisl, Uilcom-Uil hanno proclamato lo sciopero delle prestazioni straordinarie ed accessorie dal 2 al 31 marzo, con la previsione della astensione per l’intera giornata di lunedì 31 marzo 2025.
Nonostante i considerevoli passi in avanti effettuati in riferimento alla parte normativa, Asstel continua prendere tempo. E le organizzazioni sindacali, al contrario, chiedono un avanzamento sugli elementi relativi alla parte economica hanno determinato l’interruzione del confronto.
La trattativa prosegue, dunque, molto lentamente, anche in ambito governativo, considerate da un lato le numerose vertenze che si susseguono nel settore, dall’altro i complessi cambiamenti negli asset delle aziende più importanti del settore. Mancano “evidenti interventi concreti a favore del comparto - si legge nella nota della Slc Cgil che lancia la mobilitazione - ed una vera logica di prospettiva industriale”.
Ad accelerare la decisione dello sciopero ha contribuito anche il rinvio del tavolo politico di confronto che avrebbe dovuto tenersi lo scorso 12 febbraio, derubricato ad incontro tecnico. “Ha sicuramente mostrato un confronto di merito sui temi posti –prosegue la nota - ma attendiamo risposte concrete da troppo tempo”.
Slc-Cgil Fistel-Cisl, Uilcom-Uil hanno ripetutamente richiamato l’attenzione del governo sulla necessità di interventi mirati alla salvaguardia del settore quale asset strategico per il paese, soprattutto in termini di investimenti e di attenzione al tema dell’occupazione. Al contrario questo governo, ma anche quelli precedenti, si sono mossi nella direzione di un mercato sempre più deregolamentato. Ciò ha spinto a una concorrenza eccessiva incentrata sul ribasso delle tariffe e sulla riduzione degli investimenti, che hanno comportato una riduzione importante dei ricavi e un grosso problema in termini occupazionali.
“A pagare le conseguenze delle scelte governative e manageriali, non possono essere le lavoratrici ed i lavoratori delle telecomunicazioni, che da oltre 2 anni attendono il rinnovo del loro contratto di lavoro. – ribadisce la Slc - Dopo anni con fenomeni inflattivi che hanno messo a dura prova il potere di acquisto, un rinnovo di contratto che restituisca un giusto aumento salariale non è più rinviabile”.