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Si è tenuto ieri il question time con il ministro dell’Economia e delle Finanze, durante il quale è stato toccato il delicato tema dei dossier Ray Way e Tim.
SINDACATI PERPLESSI DALLE DICHIARAZIONI DI GIORGETTI
"Le rassicurazioni del ministro Giorgetti ci hanno lasciati più che perplessi. – commentano il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Slc Riccardo Saccone - Stiamo parlando di infrastrutture strategiche, eppure ci sembra che a guidare le scelte vi sia un'approssimazione preoccupante. Assistiamo ad un disastro dietro l'altro in un settore che sprofonda in una crisi sempre più grave".
I RISCHI DELLA FUSIONE CON EI TOWER
I due sindacalisti si fanno portavoce della forte preoccupazione rispetto al progressivo depotenziamento delle due aziende “Perché – spiegano - è questo che accadrebbe con la fusione con Ei tower. Se poi ci fosse un'ulteriore vendita di quote azionarie, oggi della Rai, si porterebbe la quota in mano a capitali pubblici molto vicina al 30%, percentuale che, come stiamo vedendo per FiberCop, non assicura una governance saldamente pubblica”.
UN’INFRASTRUTTURA PUBBLICA
Per Cgil e Slc le torri di Rai Way dovrebbero essere utilizzate, invece, per costruire una rete di comunicazioni pubblica per le emergenze. Esprimono, dunque, preoccupazione per un progetto che non chiarisce neanche quali garanzie ci sarebbero per l'occupazione in caso di fusione.
IL DOSSIER TIM
Per quanto riguarda il dossier Tim, per Gesmundo e Saccone "è evidente che si stanno raccogliendo i frutti amari della separazione della rete. Dopo le improvvise dimissioni dell'ad di FiberCop e le paventate divisioni con il socio di maggioranza Kkr sul futuro dell'azienda, ora arrivano al pettine i nodi per quello che è rimasto di Tim: il rapporto con Vivendi, un debito residuo che ancora desta preoccupazioni e soprattutto le forti criticità del mercato delle Tlc”.
LO SPEZZATINO DELLA RETE
Tutto questo - denunciano - rischia di essere il preludio di un ulteriore spezzettamento, con la vendita di Enterprise e Tim Brasile e il consolidamento della divisione Consumer con un altro soggetto privato. “Un lungo elenco di scelte sbagliate, con impatti rilevanti sulla tenuta occupazionale, soprattutto per le seimila persone che ancora lavorano per il mercato domestico".
SÌ A POSTE, MA CON UN PROGETTO CHIARO
Il segretario confederale della Cgil e il segretario generale della Slc aggiungono poi che l'ipotesi dell'ingresso di un soggetto come Poste Italiane nel capitale complessivo dell'azienda darebbe sicuramente prospettive migliori, ma sapendo con chiarezza quale progetto industriale la sosterrebbe. “Non vorremmo fosse solo un intervento per evitare nel breve periodo problemi occupazionali, lasciando irrisolto il rebus sul futuro aziendale".
SPARKLE, PUBBLICO AL 70%
Giudizio buono, invece, su Telecom Sparkle, che manterrà il 70% del capitale pubblico, con conseguenti maggiori garanzie sulla governance. “Fatto positivo – commentano –anche se davvero si fa fatica ad immaginare uno straccio di visione di sistema dietro tutto ciò”.
SALTATO IL TAVOLO AL MIMIT
E ne frattempo, è saltato il tavolo al Mimit del 12 febbraio sul rinnovo del contratto nazionale delle telecomunicazioni, in stand by da tempo. “Un'altra occasione persa per il governo – concludono Saccone e Gesmundo- per confrontarsi con il sindacato e spiegare ciò che oggi, con il progressivo stato di crisi del settore, si fatica a capire".