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Con oltre 7 mila voti a favore, il 79,02% dei dipendenti Rai ha detto sì all’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto. Una trattativa complessa, che aveva visto la bocciatura di una prima ipotesi. Ma dopo un lungo lavoro e un grande sciopero, il contratto nazionale del servizio pubblico può finalmente dirsi rinnovato.
Il nuovo contratto Rai
“La buona notizia è che abbiamo unitariamente provato a rimarginare una ferita e ci siamo riusciti. – commenta Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil –. Questo nuovo accordo introduce più di un elemento significativo per la vita delle lavoratrici e dei lavoratori”. Se, infatti, la parte economica non è stata sensibilmente modificata, tra le principali novità ci sono quelle relative ai tempi di conciliazione di vita e lavoro, per esempio l’introduzione strutturale dello smart working. Un altro elemento innovativo è costituito dall’inserimento di un nuovo istituto, il permesso a fine produzione. “Questo ragionamento permetterà - spiega Saccone – di immaginare in futuro delle forme di riduzione dell’orario lavorativo a parità di stipendio. Abbiamo, inoltre, provato a dare risposte in termini salariali agli apprendisti”.
Una grande partecipazione
Il voto sull’ipotesi di accordo ha visto una grande partecipazione da parte dei lavoratori, con il 76,49% degli aventi diritto (7.299 votanti su 9.542), un grande risultato in termini di coinvolgimento. All’indomani del rinnovo, i temi sul tavolo sono molti e tutti caldi: in primis quello della governance, come dimostrano le recenti nomine dei direttori di testata da parte del Cda. “Non è più rinviabile un ragionamento sulla Rai che vogliamo – ribadisce Saccone –. Ad oggi, è un’azienda indebitata, bloccata nella produzione e paralizzata dalla politica. Troppo pochi sono gli spazi di libertà”.
Il caso Rai Way
Un’azienda che ambisce ad autodefinirsi digital media company, ma senza fare investimenti. “Il caso Ray Way dimostra che i problemi sono tutti sul tavolo – dice il dirigente sindacale – o quanto meno, che noi non abbiamo capito l'operazione. Perché stiamo facendo questa fusione con Ei Towers? Questa è la vera domanda”. Sebbene la presentazione della proposta da votare fosse il motivo principale degli incontri, nelle assemblee si è discusso molto anche della necessità non più prorogabile di un piano industriale ed editoriale che manca da troppi anni.
Il futuro delle sedi regionali
Molto sentite dai lavoratori sono anche le problematiche relative all’organizzazione del lavoro e alla gestione delle sedi regionali. “Le redazioni territoriali sono un unicum nel panorama dei servizi pubblici – osserva Saccone – e vanno preservate. Noi non ci stiamo ad assistere al loro lento declino”. Presidi importantissimi, dunque, da cui ripartire in un mondo che si digitalizza sempre di più. Centri di produzione che dovrebbero diventare anche centri di investimento. “Siamo di fronte a una rivoluzione copernicana – conclude Saccone - e le rivoluzioni non si possono fare con due soldi e su due piedi. Non se si tratta della gestione di quella che dovrebbe (o vorrebbe) essere la più grande azienda culturale del paese”.