Elena ha 38 anni e le è già capitato, così giovane, di rimanere vedova. Abita nella provincia di Padova e deve organizzarsi per gestire due figli di sei e otto anni. Prova a chiedere un cambio di mansioni, per provare a tenere tutto sulle spalle, lavorando cinque giorni invece che sei. Ma le viene risposto di no.

A dirle quel “No” che le pesa come un macigno sulla schiena, è una delle aziende più importanti del Paese: Poste Italiane. La più grande azienda privata per numero di addetti in Italia, oltre 124.000. Più di 2 miliardi di euro di utili netti annui e un’importante presenza pubblica nell’azionariato, che porta in dote dividendi di oltre 900 milioni annui.

Purtroppo il caso di Elena non è isolato, o quanto meno non in Veneto. Una storia simile è successa a Rossella, padovana di 41 anni, anche lei vedova con 3 figli. Fa la portalettere, e chiede di cominciare e finire  il lavoro mezz’ora prima. Ma anche a lei dicono di no.

E poi c’è Anna, 45 anni e due genitori invalidi, che prova a chiedere un cambio di ufficio per avvicinarsi a loro. E Maria, 40 anni, madre single di Venezia, che chiede un posticipo dell’orario giornaliero di mezz’ora ,per riuscire a portare il figlio di sette anni a scuola. Ma per tutte quante loro, la risposta è sempre “No”.

Sono vicende che conosce bene la Slc Cgil del Veneto, che ha raccolto le confidenze e le difficoltà di tutte queste lavoratrici. “Poste italiane, così attenta alla propria immagine, ha ottenuto l’ambita certificazione sulla parità di genere UNI/pdr 125:2022 – nota Marco D’Auria, segretario regionale Slc Cgil Veneto - eppure costringe giovani madri, single e vedove, a rivolgersi al sindacato e alla Consigliera regionale di parità, per ottenere semplici e ragionevoli agevolazioni per conciliare tempi di vita e tempi di lavoro”.

Lo stesso sindacato conferma di aver trovato da parte dell’azienda un muro di gomma, anche rispetto a richieste nei fatti molto semplici. “La direzione veneta di Poste Italiane, che fino ad ora si è trincerata dietro generiche esigenze tecnico-organizzative, è stata ulteriormente sollecitata a dare risposte specifiche per ogni singolo caso – racconta Stefano Gallo, responsabile Poste Slc Cgil Padova- lasciandoci in attesa da dicembre dello scorso anno”.

I casi sono in tutto quindici, quattordici donne e anche un ragazzo padre. Dalla provincia di Padova sono arrivati anche sulla scrivania della Consigliera di Parità della Regione Veneto, dopo vari tentativi di intervento del sindacato.

“La Slc Cgil non lascerà cadere le richieste – conclude D’Auria - e continuerà a difendere i diritti di chi con fatica aggiunge al lavoro in Poste anche il lavoro di cura, certi che in un’azienda come questa la responsabilità sociale debba ancora avere un senso”.

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