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La giunta regionale dell'Umbria cambia le regole sull'interruzione di gravidanza farmacologica: con l'abrogazione di una delibera regionale del 2018, cancella l'indicazione agli ospedali di organizzare con day hospital il servizio per l'interruzione volontaria della gravidanza. Dura reazione della Cgil: "La Regione sceglie di accanirsi contro le donne, la loro libertà e autodeterminazione e lo fa con un provvedimento fortemente ideologico che riporta l’Umbria indietro di anni, allontanandola dal resto d’Europa”.
In pratica, affermano per la Cgil umbra Barbara Mischianti e Fabrizio Fratini, "si nega alle donne la possibilità di scegliere il metodo meno invasivo per loro, imponendo un ricovero per tre giorni e rendendo sempre più difficile il percorso per ottenere l’aborto farmacologico, il tutto con un evidente aggravio di costi per il sistema sanitario e per giunta andando ad intasare ulteriormente gli ospedali in epoca di Coronavirus. Riteniamo la scelta della Regione assolutamente sbagliata e penalizzante - concludono Mischianti e Fratini - e per questo la Cgil è pronta a mobilitarsi al fianco delle associazioni delle donne”.