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In Emilia Romagna le ore di cassa integrazione e l’applicazione dei fondi di solidarietà hanno superato in un anno quello che era successo in un triennio (2009-2011) dopo la grande crisi finanziaria del 2008. Il peso degli ammortizzatori sociali messi in campo nella regione durante l’anno della pandemia è stato infatti pari a quello messo in campo nel triennio che ha seguito la grande crisi. Le cifre sono stati rese note oggi (22 gennaio) dalla Cgil dell’Emilia Romagna che ha elaborato i dati dell’Osservatorio Inps sulle ore autorizzare di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) e di assegni dei Fondi di solidarietà relativi al mese di dicembre e all'intero 2020.
Il ricorso complessivo nel periodo gennaio-dicembre 2020 in Emilia-Romagna è stato pari a quasi 295 milioni di ore di Cigo - Cigs – Cigd (quasi 3 miliardi di ore a livello nazionale), a cui si aggiungono 123 milioni di ore di assegni dei Fondi di Solidarietà, per un totale di circa 420 milioni di ore autorizzare in Emilia-Romagna. Queste 295 milioni di ore autorizzate di Cigo-Cigs-Cigd sono superiori alla somma dei sei anni precedenti (2014-2019), quando furono 252,8 milioni, nonché superiori alla somma dei primi tre anni della grande crisi (2009-2011), quando invece furono 263,3 milioni.
"Sono dati impressionanti. - commenta il segretario regionale della Cgil Emilia Romagna, Paride Amanti - Il bilancio del 2020 è quello di un anno drammatico. Se non si è trasformato in una vera e propria catastrofe sociale generalizzata è solamente perché le Organizzazioni Sindacali hanno richiesto con forza ed ottenuto dal Governo la copertura della cassa integrazione, il blocco dei licenziamenti, le indennità per gli esclusi (stagionali, intermittenti, ecc). Nonostante questo, tantissimi sono i lavoratori rimasti esclusi da ogni sostegno, a partire dai più precari. Parliamo di mezzo milione di persone in Italia, oltre 40 mila in Emilia-Romagna, che hanno perso il lavoro, prevalentemente giovani e donne, lavoratori autonomi e parasubordinati, a tempo determinato, con contratti di part-time involontario”.
Secondo la Cgil dell’Emilia Romagna, per evitare che il 2021 diventi l’anno di crisi delle imprese e dei licenziamenti, “si devono assumere decisioni forti per tamponare l'emergenza: proroga generalizzata degli ammortizzatori sociali Covid-19 e proroga del blocco dei licenziamenti fino alla fine dell'emergenza sanitaria, riforma dei contratti di solidarietà difensiva, riduzione dell'orario di lavoro anche attraverso la formazione del Fondo Nuove Competenze, proroga di Naspi e Dis-Coll rivedendo il dècalage”".
Non ci possono essere scorciatoie, spiega Amanti, “bisogna mettere in campo una strategia di rilancio complessivo del Paese: riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico dando risposte a tutti i settori e le forme di lavoro anche autonome e parasubordinate, riforma del mercato del lavoro per superare il dramma della precarietà, un progetto credibile di sviluppo del Paese attraverso le risorse del Next Generation EU. Questa deve essere l'agenda del Governo per le prossime settimane. Per fare queste cose si chiuda in fretta una crisi di Governo incomprensibile e si apra il confronto con le Organizzazioni Sindacali”. Ai fini della salvaguardia occupazionale, la Cgil Emilia-Romagna chiede inoltre alla Regione e a tutti i soggetti firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima, “di rispettare gli impegni condivisi per coniugare la qualità del lavoro con la giusta transizione ambientale, escludendo procedure unilaterali di licenziamento collettivo”.