Con il fiato sospeso, aspettando che il governo dia un’indicazione sull’eventuale proroga degli ammortizzatori sociali legati alla pandemia. Come in moltissime altre aziende la cui crisi è iniziata prima dell’emergenza sanitaria e la cassa integrazione ordinaria era ormai agli sgoccioli, così anche alla Piarotto Legno, provincia di Venezia, 90 operai aspettano un segnale di speranza direttamente dai corridoi della politica romana per guadagnare altro tempo e tenere viva la speranza di una ripresa produttiva. Nel paese, Santa Maria di Sala, questo stabilimento di fascette e doghe non è l’unico ad essere in crisi. Il territorio rischia una desertificazione industriale che in quella parte d’Italia resta un pericolo per molte province. Per questo da lunedì i dipendenti presidiano i cancelli della fabbrica, vigilando affinché nessuno porti via i macchinari, dando corpo al timore diffuso di una delocalizzazione in Polonia, dove l’azienda, secondo una precisa denuncia dei sindacati, avrebbe inviato materiale grezzo, semilavorato e dirottato clienti, disattendendo gli impegni già presi. La proprietà non si è presentata all’ultimo tavolo, il 5 giugno. La speranza è che ci sia a quello del 22, che si annuncia decisivo, come ci ha spiegato in questo video Roberta Gatto, segretaria della Fillea Cgil veneziana. C’è ancora un filo di speranza per i 90 operai che continuano il presidio e per questa realtà produttiva, nata nel 1922 come falegnameria e poi diventata un brand di successo nel 1968.
Piarottolegno, con il fiato sospeso


L'incontro decisivo sarà il 22 giugno. Si spera nella proroga degli ammortizzatori per covid. A rischio 90 posti. Operai in presidio per scongiurare una temuta delocalizzazione in Polonia
6 giugno 2020 • 07:02